Questo breve ricordo, mi auguro non agiografico e retorico, sul segretario, compagno e amico Amedeo Montagna, vuole essere una piccola forma di ringraziamento per non avergli detto, quando ancora era in vita, quale modello esemplare di professionalità e di impegno, che sapeva trasformare in autentiche lezioni sindacali, sia stato ed è oggi per me e per il mio percorso personale e professionale.
Non ricordo bene quando l’ho conosciuto, viste le mille manifestazioni sindacali, studentesche, ambientaliste, locali e nazionali, ma le nostre vite si sono concretamente intrecciate dal 2012, quando Amedeo divenne Segretario della Filcams Cgil di Brindisi ed io la Responsabile del Servizio Orienta Lavoro della CdLT.
I nostri uffici erano uno di fronte all’altro.
Quotidianità era discutere, davanti ad un caffè, in Camera del lavoro o al Bar Corallo, della situazione politica, della necessità di trasformazione del sindacato, della sua militanza nel PCI, della mia natura più movimentista e delle nostre comuni passioni: il vino e il basket.
Mai elitario, sempre gregario e generoso.
Credeva fermamente nella forza del gruppo ed era costantemente alla ricerca di “giovani leve” da mettere in formazione e far crescere all’interno del sindacato.
Carismatico e persuasivo al punto che per la Filcams pugliese era e sarà sempre “il Segretario Emerito”.
Dal 2014 mi spalancò le porte della Filcams e nell’ottobre del 2017 incominciai ad affiancarlo.
Amedeo era al tempo stesso tenace e pacato.
Può sembrare un ossimoro, ma non lo è, poiché chi è davvero consapevole dei propri mezzi e della propria capacità di convincere sa essere anche molto equilibrato.
Amedeo, in Filcams, è stato capace di dialogare con assoluta competenza con la controparte datoriale, nella dialettica contrattual-collettiva e, allo stesso tempo, nel solco della cultura comunista che lo contraddistingueva, ha di continuo fornito contributi importanti in tutti gli ambiti a cui prendeva parte, diventando un punto di riferimento per tanti lavoratori e lavoratrici.
Ecco come ricordo Amedeo.
Un compagno di grande spessore sindacale e personale, che aveva miscelato competenze acquisite in percorsi diversi in qualità di segretario provinciale della Fgci prima, della Cgil Scuola, della Flc e della Filcams poi, che lo avevano reso un esperto ad ampio spettro e un innovatore di relazioni sindacali.
Con lui ho condiviso tantissimi momenti: le assemblee sindacali, le manifestazioni a Roma, i direttivi, i congressi, la raccolta firme sui referendum, la Carta dei Diritti, le giornate del lavoro a Lecce, gli scioperi.
Ricordo un incontro che facemmo con un’azienda di vigilanza privata poco prima che mi cedesse il passo nella direzione della Filcams di Brindisi.
Un dirigente aziendale, nel rivolgersi ad un RSA, gli puntò materialmente il dito contro e incominciò ad incalzarlo con delle domande. Fu una delle pochissime volte che lo vidi completamente fuori di sé.
“Non ci si rivolge così ad un dirigente sindacale”, intimò “non le permetto di puntare il dito! In questa riunione state parlando ad un RSA. Un dirigente sindacale della Filcams Cgil. Rispettiamo e pretendiamo il rispetto dei ruoli!”.
Uscii da quell’incontro inorgoglita, fiera del mio essere sindacalista e promisi a me stessa che quella fierezza l’avrei custodita sempre dentro di me.
Era un uomo che sentiva forte l’appartenenza alla Cgil e a tutto il sistema di rappresentanza sindacale, non sempre “allineato”, ribelle, ma, nonostante la forte linea di pensiero, era un uomo d’organizzazione, sapeva ascoltare e cogliere le tante valutazioni che io e altri compagni e compagne ponevamo e le criticità che portavamo alla sua attenzione.
Sapeva farle proprie e rappresentarle all’interno della nostra organizzazione, all’interno della categoria.
Uno degli ultimi discorsi che affrontammo fu il senso di solitudine che pervade un dirigente sindacale, il peso della scelta, lo smarrimento.
Mi rispose che non ci si abitua mai, anche dopo anni di esperienza.
Ecco, spesso mi chiedo quante domande avrei potuto fargli nei tanti momenti conviviali trascorsi insieme, di quanti racconti sulle sue rocambolesche avventure mi sono privata e quanti calici avremmo ancora potuto alzare al cielo cantando la nostra Internazionale.
Penso come e cosa avrebbe fatto in certe situazioni al mio posto e, anche se provo con fatica a comportarmi con dignità, generosità ed intelligenza come mi ha insegnato lui, non nego che spesso mi pervade un senso di inadeguatezza.
Non mi ha mai fatto mancare il calore della sua amicizia, mi bastava guardarlo in quei suoi occhi scuri e profondi per capire un rimprovero o un’approvazione.
L’8 ottobre 2018 al congresso della Filcams di Brindisi mi cedette il testimone per la guida della categoria.
Mi abbracciò forte forte e fu lì che percepii, per la prima volta, la sua commozione.
Amedeo non mollava mai, anche quando avrebbe potuto, superava i momenti di stanchezza, che tutti noi che facciamo questo mestiere conosciamo bene, per ributtarsi nel lavoro con impegno rinnovato.
Questo perché per lui, davvero, l’essere sindacalista non è mai stato soltanto una professione ma una sfida politica e intellettuale, che lo induceva a non arrendersi mai.
Hasta siempre Segretario!