La storia di Lorenzo “Orso” è una di quelle che meritano di essere ricordate: nel settembre 2017 è andato nella Siria del nord-est per dare il suo contributo alla lotta del popolo curdo contro l’Isis e poi contro l’esercito turco. Col nome di battaglia di Tekoser Piling (tigre combattente) è diventato un partigiano dei nostri tempi, combattendo nelle milizie di autodifesa. E’ stata una scelta radicale, ha lasciato tutte quelle sicurezze che la nostra società gli garantiva coinvolgendosi nella guerra di un popolo che lotta per la propria sopravvivenza, come i nostri partigiani durante il fascismo, e come i volontari che sono partiti nel 1936 per la Spagna per costruire un mondo migliore.
Fino al 18 marzo 2019 Lorenzo ha partecipato a numerosi scontri, combattendo con coraggio e determinazione, fino all’ultima imboscata nella quale è morto, a Baghuz, pochi giorni prima della resa dell’Isis sul territorio siriano: è diventato per i curdi un martire, del quale dobbiamo fare memoria.
In quei mesi ha inviato numerosi post nei quali raccontava la guerra che in quelle terre si combatteva, una guerra che non risparmiava nessuno. Lorenzo ha raccontato in molti episodi da lui vissuti la precarietà delle persone, l’importanza di mantenere viva la speranza e la voglia di lottare, il vuoto che lasciano i compagni caduti.
Tanti sono rimasti colpiti da questa vicenda, cosi particolare. Ma in questa società distratta, che ha sempre bisogno di novità, sappiamo che occorre mettere punti fermi, che non possiamo assolutamente scordare. Occorre fare delle scelte: è necessario capire quello che vale e aggrapparcisi, non mettendo tutto sullo stesso piano in una babele ingestibile. C’è bisogno anche di approfondire i fatti, andando al di là del solo lato emotivo, cercando di capire meglio cosa succede.
Per questi motivi non abbiamo voluto che Orso finisse nell’oblio, convinti che fosse nostro compito continuare a mantenere su di lui l’attenzione, un’attenzione consapevole, una comprensione più profonda.
Possiamo comprendere meglio Lorenzo se capiamo perché ha fatto questa scelta: era animato da grandi valori, credeva nella libertà, nell’uguaglianza tra gli uomini e tra uomini e donne, nell’importanza di superare le disuguaglianze e il razzismo, voleva sconfiggere il fascismo, desiderava un mondo più giusto, e per questi ideali è stato disposto a mettere in gioco la sua vita.
Orso va poi ricordato perché ha condiviso col popolo curdo il sogno del Confederalismo Democratico, unico progetto che in questo momento può garantire la pace in quei territori cosi martoriati, oppressi da dittature, fondamentalismi e neocolonialismo.
E’ stato anche un esempio di internazionalismo, convinto che i popoli debbano aiutare gli altri popoli, quando il fascismo rischia di prevalere e la democrazia è messa in pericolo. Per questo abbiamo scelto di raccogliere i suoi post e le sue interviste in un libro, curato dagli amici e dai familiari, con molte foto e cartine geografiche, per farlo conoscere meglio a tutti coloro che magari hanno letto solo un trafiletto, ma hanno voglia di approfondire. la prima città ad essere liberata dall’occupazione nazista. Da Napoli al Rojava la resistenza continua.