Gli scioperi dei lavoratori di Amazon e dei rider delle scorse settimane sono due fatti importanti e positivi.
I due ambiti lavorativi, l’e-commerce del colosso americano e le piattaforme digitali che gestiscono le consegne a casa dei pasti da parte dei lavoratori in bicicletta hanno avuto, nel corso e a causa della pandemia, uno sviluppo enorme. I lavoratori di queste due realtà si propongono, quindi, come l’avanguardia di una lotta per i diritti che non può lasciare indifferente anche chi lavora nei settori tradizionali.
L’algoritmo che regola l’attività di queste realtà potrebbe coinvolgere, in un futuro non così distante, anche altre attività lavorative. Pensiamo alla rivoluzione nell’organizzazione del lavoro che la pandemia sta provocando: lo smart working potrebbe innescare nuovi meccanismi di controllo delle prestazioni professionali, gestiti attraverso software installati nei computer aziendali affidati a casa. Ma anche per tutti coloro che lavorano sul territorio, come tecnici o operatori commerciali, sarà possibile aumentare il controllo delle attività con apparecchi di gestione degli appuntamenti e degli spostamenti installati in automobile o sul proprio cellulare o tablet operativo. Infine, per tutti coloro che lavorano su turni, gli orari saranno gestiti da software, già oggi utilizzati, ma le cui funzionalità potrebbero essere implementate. La battaglia dei diritti, e sull’organizzazione del lavoro, dei lavoratori Amazon o Glovo riguarda il lavoro del futuro e la difesa, e rivendicazione, di diritti, messi in discussione dalla grande crisi e dal progresso tecnologico. Oggi, anche per questi motivi, è fondamentale sostenere con forza la lotta di queste avanguardie, spesso giovani, che possono dare un nuovo e fondamentale impulso alla nostra iniziativa sindacale e alla battaglia sui diritti, attuale e sempre moderna.