Al centro del dibattito sociale i temi legati a sanità, scuola e lavoro, sui quali la nostra categoria è coinvolta in maniera rilevante. Con il mondo dei servizi, il commercio e il turismo, la FILCAMS-CGIL deve fare i conti con le conseguenze immediate e di prospettiva della crisi.
Il turismo è il settore che più di ogni altro sta pagando la crisi sanitaria. In questi giorni la FILCAMS ha elaborato un importante documento intitolato “Il nostro turismo”, in cui propone una nuova visione dell’industria turistica, che dovrà coniugare la sostenibilità ambientale-socio/economica e culturale con la cultura della legalità e con il principale strumento di regolazione dei rapporti di lavoro, che non può essere altro che la contrattazione nazionale e aziendale.
E’ necessario modificare il paradigma di una parte consistente del nostro turismo, che ha finora fondato il suo sviluppo sulla predazione del territorio e sulla precarietà del lavoro.
All’avvio della stagione turistica, di fronte alle riaperture, è forte l’esigenza di lanciare un segnale di rinnovamento, profondo, condiviso e reale ad un mondo che non può interpretare il nuovo come semplice ripartenza del vecchio.
Il mondo del commercio, invece, si trova di fronte a due grandi trasformazioni, entrambe connesse con il cambiamento di abitudini provocate dalla pandemia.
Una è legata al cambiamento della propensione ai consumi e delle abitudini dei consumatori (e-commerce, negozi di prossimità/grandi strutture).
La seconda, afferente al mondo delle imprese commerciali che non operano al dettaglio, legata alle trasformazioni organizzative e di struttura operativa.
In questi mesi i consumatori hanno assunto abitudini nuove, diverse: i grandi colossi del commercio on line hanno conquistato molti punti nei confronti del commercio fisico. Se prima della pandemia la propensione all’acquisto del consumatore italiano si rapportava alla rete fisica delle proprie città in maniera quasi esclusiva, riservando ai consumi on line solo ciò che era considerato servizio (prenotazioni alberghiere e turistiche in genere – assicurazioni e servizi bancari), con i provvedimenti di chiusure delle città, l’isolamento fiduciario e il blocco degli spostamenti molti cittadini hanno preso l’abitudine di acquistare on line. Oggi molte catene della distribuzione commerciale stanno cercando di integrare i due canali per poter mantenere le proprie quote di mercato, ma questo è un percorso denso di incertezze e bisognoso della corretta sperimentazione. In questo cambiamento per noi, per la nostra categoria, la battaglia del lavoro è centrale.
Quali conseguenze potrà avere sulle reti fisiche questa dinamica e quanti posti di lavoro potranno essere messi in crisi da tale futuro?
Non è semplice rispondere a questa domanda, anche perché gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti hanno permesso di traguardare questi mesi: l’avvicinamento alla loro scadenza, prevista per il mese di ottobre, è però fonte di grande preoccupazione. Alcuni segnali stanno arrivando (procedure di incentivazione all’esodo – riorganizzazione sul territorio di negozi e punti vendita con chiusure di alcuni di questi) e gli interrogativi aperti sia sul piano occupazionale che su quello della professionalità e dello svolgimento del lavoro sono ancora molti.
I cambiamenti organizzativi, invece, stanno investendo in modo clamoroso il mondo delle imprese commerciali (non al dettaglio) e dell’informatica. Lo smart working o lavoro remoto, come è più corretto definirlo, nel periodo della pandemia è stata la sola forma di lavoro permessa. Oggi le aziende hanno imparato che questa forma organizzativa permette ottimi livelli di performance professionale, con notevoli risparmi in termini di strutture operative fisiche. Uffici e spazi ridotti che determinano una nuova voce di risparmio nel bilancio di queste imprese. Con il diffondersi del lavoro in remoto le postazioni necessarie in ufficio si riducono enormemente e di conseguenza anche gli spazi.
I servizi da offrire in ufficio nel corso della giornata sono diminuiti e alcune voci di spesa vengono completamente riversate sul lavoratore (rete internet – arredamento della postazione lavorativa, responsabilità della salubrità dello spazio di lavoro). A questa situazione si contrappone un progressivo isolamento del lavoratore, il suo invecchiamento operativo e professionale con un’obsolescenza delle professionalità destinata a crescere esponenzialmente. La rivoluzione del lavoro in remoto è la sfida centrale di questa stagione nel mondo del commercio e dell’informatica: rivoluzione complessa, perché mette in gioco valutazioni molto diverse da parte degli stessi lavoratori, spesso entusiasti di poter lavorare in casa senza più la necessità del viaggio verso l’ufficio. Solo con il tempo si capisce la pesantezza della scelta.
Le soluzioni a questi problemi passeranno inevitabilmente dalla nostra capacità contrattuale. Per il mondo dei servizi, tale capacità è oggi messa a dura prova. Alcuni dei contratti primari del mondo dei servizi, (multiservizi – vigilanza – farmacie) sono in fase di stallo da troppo tempo. In queste settimane alcune speranze sembravano aver sbloccato alcune situazioni ma purtroppo non è così. Per queste categorie di lavoratori il contratto nazionale è la sola fonte di progressione economica. Senza i rinnovi per queste lavoratrici e lavoratori il salario rimane bloccato, non c’è crescita, e quando i rinnovi tardano per troppi anni l’inflazione, pure ridotta nei termini attuali, diventa un mostro che riduce capacità di spesa e di programmazione individuale. Molto del mondo dei servizi è stato investito per mesi dalla retorica degli eroi ma poi, oggi, nessun reale riconoscimento viene garantito a queste persone.
Una caratteristica comune al mondo dei servizi, che faccia riferimento alla FILCAMS o ad altri settori e categorie, è la frammentazione e la debolezza del sistema: è indispensabile che le categorie siano accompagnate nel percorso contrattuale da una forte spinta confederale che deve porre al centro, tra gli altri, il tema della stagione dei contratti.
Perché lo abbiamo visto elencando alcune delle priorità per la nostra FILCAMS: è solo attraverso la contrattazione che potremo contribuire al rilancio del paese dopo la crisi, con una rinnovata spinta ai consumi e una ripresa economica che si basi su politiche redistributive reali e rinnovate.