Nel PNRR invece l’idea che ne guida la scrittura è diversa ed è votata alla continuità: cambiano soltanto le risorse in campo. Non si cerca di dare risposte ai problemi del lavoro che spesso strumentalizzati non vengono poi affrontati realmente: il job act ha fatto perdere quote di lavoro stabile, esattamente il contrario di ciò che veniva dichiarato come obiettivo, l’abolizione dell’articolo 18 non ha creato occupazione stabile. Ascoltavo una relazione interessante sul tema della somministrazione di manodopera. Oggi questo strumento è considerato uno strumento funzionale all’organizzazione del lavoro: pensiamo a tutti quei lavori in cui le maestranze svolgono una prestazione semplice, in cui non sono necessari anni di formazione per essere in grado di offrire una prestazione professionale completa: ebbene qua la somministrazione è elemento organizzativo stabile definito flessibilità. Anche io devo affrontare questo tema in alcune delle aziende che seguo: la logistica del farmaco per fare un esempio. Ma non solo.
Mi ha molto colpito un fatto accaduto nei giorni scorsi: il ministro del lavoro Orlando è andato a fare visita a Milano. Una giornata istituzionale come molte: solo che nelle sue interlocuzioni ha pensato bene di andare a parlare ad Assolombarda soltanto. Nella città con la più grande Camera del Lavoro d’Italia, dove il sindacalismo confederale è nato e si è sviluppato il ministro del lavoro, in un momento così delicato ha scelto di parlare solo con gli industriali. Che infatti a breve giro di tempo incassano il loro risultato: i licenziamenti vengono sbloccati, venendo meno a un impegno già assunto dal governo, modificando l’impostazione della norma e anticipando di fatto la fine del blocco dei licenziamenti. Un fatto grave perché in questa maniera si opera una modifica alla norma di tutela che in questi mesi ha salvaguardato il mondo del lavoro. Tutto questo senza aver nemmeno la certezza di come verrà realizzata la riforma degli ammortizzatori sociali. Sblocco dei licenziamenti che non può essere accettato perché privo del necessario accompagnamento che gli ammortizzatori sociali riformati dovrebbero offrire.
Allora sei riflettiamo su questi fatti e a questi aggiungiamo anche il dibattito sulle semplificazioni al codice degli appalti, alla necessità di portare le gare di appalto alla logica del massimo ribasso capiamo che non è più possibile sostenere un dibattito con questo governo senza azione. Bene sta facendo la nostra CGIL a parlare di sciopero generale: male si fa se si pensa che lo sciopero generale è limitato alle sole critiche allo sblocco dei licenziamenti e della riforma degli appalti. (Le modifiche al principio del massimo ribasso discusse nella giornata di ieri probabilmente modificheranno la nostra agenda di lotta, è un pensiero su cui spero di sbagliarmi). E’ la valutazione sull’operato del governo nel suo insieme, con il PNRR e le riforme in atto, che devono sollecitare la nostra giusta e convinta battaglia politica. Ripeto: tardiva rispetto a ciò che fin dai primi giorni veniva preannunciato.
Non ho detto nulla sulla sicurezza sul lavoro: non per trascuratezza o sottovalutazione, ma anzi perché ritengo sia oggi una delle priorità di cui questo paese deve occuparsi. Ma a mio parere non se ne può occupare soltanto attraverso le norme specifiche, necessarie ma non sufficienti. E’ proprio il modello sociale in cui si impernia il lavoro che deve essere affrontato: lo sfruttamento, la logica del profitto e la riduzione dei diritti non sono solo slogan ma veri e propri colossi su cui è necessario agire. Nel PNRR non si condiziona nessuna risorsa al rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, nel PNRR non si inseriscono elementi di condizionalità nell’offrire le risorse agli imprenditori. Pensiamo anche al codice degli appalti: dove agiranno gli imprenditori di fronte alla prospettiva di offrire un servizio al prezzo inferiore possibile. Sui costi del lavoro, dal salario, ai diritti fondamentali a cominciare dalla sicurezza.
Per chiudere questa mia relazione che vuole offrire alcuni spunti per dibattito voglio parlare di noi e della FILCAMS. E’ chiaro che la nostra categoria è oggi in prima fila di fronte ad alcuni di questi temi: se pensiamo al codice degli appalti e allo sblocco dei licenziamenti comprendiamo come noi saremo investiti da una vera tempesta. Il mondo del commercio al dettaglio rischia di vivere una fase di clamorosa evoluzione: l’E Commerce (il caso Disney di questi giorni ne è testimone con la chiusura di una rete commerciale sana e produttiva a beneficio del canale on line), la rivoluzione dei nostri spazi urbani con i centri storici desertificati e la crisi dei centri commerciali sono tre elementi che potranno incidere sulle dimensioni occupazionali del settore. Negli appalti credo molti di voi avranno molto da raccontare parlando di ciò che potrà significare per noi la riforma. I servizi poi subiranno in maniera drastica e indiretta anche le scelte organizzative del mondo del terziario (pensiamo allo smart working e la riduzione di molti servizi). Purtroppo a volte ci si dimentica che le scelte organizzative reclamate anche da molti nostri iscritti avranno riflessi sul lavoro di altri lavoratori.
Il turismo, infine, che è coinvolto in pieno dal PNRR con ingenti risorse. Turismo che però ha appena sottoscritto una proroga dei termini di pagamento delle tranche contrattuali salariali in nome della crisi del settore. Nel momento in cui ripartirà la stagione turistica e gli investimenti, che ricordo saranno offerti senza condizioni sul piano del lavoro, saremo in grado di riprendere quanto perso in termini economici?
I nostri contratti arrancano di fronte a controparti cieche che non intendono rinnovare questi accordi lasciando migliaia di lavoratori senza progresso salariale. Voglio anche aggiungere una riflessione sull’importanza strategica del settore: è vero che il turismo è una delle industrie primarie del paese, ed è anche vero che la nostra industria turistica ha bisogno di sostegno e iniziative di rilancio e aiuto, ma stiamo attenti a una parte del dibattito che con questo pretesto ha voluto mettere in secondo piano il valore della salute, in contrapposizione con l’importanza economica delle riaperture precoci senza le giuste tutele sanitarie.
Il contratto dei multiservizi, la vigilanza e le farmacie sono i tre CCNL dei servizi attualmente fermi: in ogni vertenza i diritti sono contrapposti al salario, con proposte di scambi impropri che annullano l’effetto economico del rinnovo. In queste ore si sta anche riavviando la discussione sul contratto della cooperazione. Insomma se la nostra categoria è allineata alla confederazione sulla necessità di avviare una fase di lotta credo che la piattaforma e gli argomenti in campo non possano essere limitati ma estesi a un modello economico e sociale non più accettabile che deve ridare certezza alla contrattazione, al salario indipendentemente dalle compatibilità economiche sul cui altare sappiamo bene, sono stati limitati diritti e avanzamenti economici.