Il carrozzone va avanti da sé, con le regine, i suoi fanti, i suoi re. Dal Ciucheba di Castiglioncello, che solo un paese senza memoria può lasciare abbandonato a se stesso, Renato Zero incantava i frequentatori della discoteca toscana. C’è da scommettere che anche il giovane Beppe Grillo sia passato da quelle parti, fra un gatto di vicolo Miracoli e l’altro. Oggi il Carrozzone è quello a Cinque stelle, ancora grande ma sempre più indeciso su quale strada prendere. Certo, appoggiare il governo ‘dei migliori’ è un’impresa sempre più ardua ogni giorno che passa. Le multinazionali chiudono le fabbriche per estrarre ancor più denaro dal denaro, e a palazzo Chigi non si muove foglia. Il ddl Zan contro le discriminazioni si arena come una balena spiaggiata in Parlamento (se ne riparlerà a settembre), e dall’esecutivo non arriva nemmeno un accenno di moral suasion. Invece va avanti spedita la riforma Cartabia della giustizia, cancellando come fa una cimosa sulla lavagna i sogni pentastellati. E in generale, la cifra stilistica del governo Draghi appare sideralmente lontana dagli antichi desiderata degli M5S. Ma il carrozzone va avanti da sé, con Beppe Grillo e Giuseppe Conte che firmano il ‘patto della spigola’, perché in estate, si sa, i tarallucci e il vino possono risultare indigesti, un po’ pesanti per la digestione.
Tutto è bene quel che non finisce, così come l’interminabile discussione di lana caprina fra il Partito democratico di Enrico Letta e l’Italia viva di Matteo Renzi. Anche in questo caso non c’è un solo argomento che, a parole, metta d’accordo i due politici toscani. Ma tuona, tuona, tuona e non piove mai. Al più due schizzi di acqua sabbiosa, e ci perdonino le regioni del nord travolte dal maltempo, ma il paese è lungo e tutto il centro sud è avvolto nell’afa. Va a finire che perfino le elezioni suppletive a Siena, dove anche gli editorialisti più conservatori considerano improbabile la sconfitta del Pd, diventano l’occasione per un quotidiano cicaleccìo fra i dem e i renziani. Sembrano i ladri di Pisa, quelli che litigavano di giorno per poi andare a rubare insieme di notte. Nel segno di quell’assembramento al centro che è una costante della storia patria. Che per giunta è a prova di virus. In definitiva, ci vuole una bella dose di immaginazione per intravedere futuri sconquassi nella grossissima coalizione che sostiene Mario Draghi. Perfino Matteo Salvini, che pure si è visto superare nei sondaggi dalla sorella d’Italia Giorgia Meloni, si morde la lingua e fa buon viso a un gioco che in fin dei conti gli conviene. Perché governare è meglio che stare all’opposizione. Anche a costo di cancellare dal proprio vocabolario la parola ‘sovranismo’, decisamente fuori luogo per un partito che sostiene il più europeista dei presidenti del Consiglio.
Si avvicina il mese delle vacanze. Gli industriali gongolano perché tutti gli indicatori economici segnano una robusta ripresa, e per giunta hanno ottenuto dal governo ‘dei migliori’ il lasciapassare per potersi sbarazzare degli operai che prima o poi potrebbero essere in sovrappiù. Invece il paese reale soffre e negli ultimi giorni l’ha anche fatto capire, forte e chiaro. Si moltiplicano i presidi in difesa degli stabilimenti che i padroni vogliono chiudere, dalla Whirlpool di Napoli alla Gianetti ruote in Brianza, dalla Gkn di Campi Bisenzio alla Timken di Brescia. “Insorgiamo”, urlano le tute blu fiancheggiate da un movimento popolare sempre più corposo ogni giorno che passa. Nei palazzi del potere però, dove sembra essere stata dimenticata la storia del paese, non si sono ancora resi conto che quel termine era la parola d’ordine dei partigiani che, fra il luglio e l’agosto del 1944, combatterono la vittoriosa battaglia di Firenze per cacciare i nazifascisti e riconquistare la democrazia. Sono segnali di tempesta, pronti a spazzare via la sabbia del deserto portata dall’opprimente scirocco che avvolge gran parte della penisola. Agosto passerà e arriverà settembre, il mese dei ripensamenti come canta Francesco Guccini nel suo brano più bello. Ma visto che il governo ‘dei migliori’ non è stato disegnato per i ripensamenti, toccherà ai cittadini elettori battere qualche colpo. Per avvertire, Covid o non Covid, che degli aggiustamenti di rotta sarebbero necessari. Alle ultime elezioni politiche l’abilità dei governanti portò a risultati imprevisti, e clamorosi. Alle prossime elezioni mancano solo diciotto mesi, un tempo che può essere lunghissimo per chi aveva pensato che i draghi sono invincibili. Nelle chiese italiane ci sono, fra i tanti, anche i dipinti di quel San Giorgio che, appunto, il drago lo sconfisse.