L’evoluzione del quadro politico è nelle mani di parvenu della politica o di manovrieri, come Renzi, Salvini, Di Maio, privi di scrupoli e tensioni morali, comunque e sempre asserviti agli intessi del padronato e dei capitalisti, spesso espressione essi stessi della borghesia media e grande.
Purtroppo, le sorti del governo non sono nelle mani del movimento operaio.
Non ci sono in Parlamento forze politiche che mettano al centro della loro politica gli interessi materiali, il punto di vista, le aspirazioni sociali di quanti vivono del proprio lavoro. E’ il prodotto grave della crisi di quella che fu la sinistra italiana, dei partiti di massa e dell’associazionismo popolare nell’Italia del secondo dopoguerra: una articolazione della società civile che ha accompagnato, non solo nel nostro Paese, la vita politica e sociale di tutto il XX secolo. Il sindacato confederale, con il suo radicamento sociale, il peso organizzativo, il suo apparato di migliaia di funzionari nelle strutture sindacali e nei servizi, la rete di decine di migliaia di delegati è tutto ciò che resta di vivo e operante di quella storia.
La crisi del primo governo Conte e della sua maggioranza Lega-M5S fu determinata dall’arroganza, dalla superficialità e dalla ignoranza istituzionale della leadership leghista. Anche se quella crisi è stata un fatto positivo, non fu il risultato di una spinta popolare al cambiamento. Nelle attuali condizioni, l’alternativa al Governo Conte II sarebbe un governo frutto di manovre di piccolo cabotaggio e di appetiti, perché la gestione delle risorse necessarie alla ricostruzione postpandemica ha attirato gli interessi di gruppi ristretti che ronzano come api sul miele, o forse sarebbe meglio dire come mosche sulla…
Un nuovo governo sarebbe un governo spostato a destra con un peso rilevante, di forse diretta espressione, di Confindustria e della finanza (Azione, Italia Viva, +Europa, Forza Italia) e di quelle più retrive e reazionarie forze che spadroneggiavano nel governo precedente (Lega).
L’unico modo di stare dentro la crisi della politica, per la CGIL, è di tenersi forte la propria autonomia e tornare protagonista sul terreno dei contenuti, mettendo al primo posto la salute, i diritti e il lavoro.
Ci tocca scavare come talpe, dissodando il terreno aspro della lotta di classe.