Non dire gatto se non l’hai nel sacco, l’immortale metafora del Trap, all’anagrafe Giovanni Trapattoni, sembra fatta apposta per illustrare le gesta politiche di Matteo Renzi. L’ultima del senatore di Scandicci ha fatto parecchio rumore, perché affossare il disegno di legge Zan sul contrasto all’omotransfobia è stato come schiaffeggiare il Pd. Avvertendolo che in Parlamento, e soprattutto in Senato, non si fanno i conti senza l’oste. Eppure glielo aveva detto Renzi di non giocare con il fuoco, ma Enrico Letta non poteva non difendere fino all’ultima trincea un provvedimento che, per quanto imperfetto, rispondeva all’esigenze del partitone tricolore di tenere alta la bandiera dei diritti civili.
Perché su quelli sociali meglio sorvolare, visto l’incondizionato appoggio del “partito di centro che guarda a sinistra” al governo dei migliori. Detto anche da quei soliti trinariciuti delle sinistre di opposizione il governo dei padroni. Eppure si torna sempre lì, alla capacità di interdizione che i parlamentari di Italia Viva hanno e avranno fino al termine dell’attuale legislatura. Poi, si sa, l’ex ragazzo di Rignano sull’Arno in fondo è un giocherellone, fare scherzi lo diverte pazzamente. Per giunta quelli di Italy Alive devono per forza muovere sullo scacchiere della politica, visto che ancora non hanno fatto breccia nel cuore degli elettori.
E allora via con le alleanze spurie, ma rivelatrici, con Forza Italia in Sicilia, inseguendo il sogno di quel grande Centro che, sin dall’alba della Repubblica, ha segnato nel profondo gli stessi assetti istituzionali del paese. Chi pensava che Silvio Berlusconi si rifacesse alla lezione neoliberale della lady di ferro Margaret Thatcher sbagliava concettualmente, il vero erede dell’arcigna prima ministra inglese degli anni ‘80 è lui, Matteo Renzi. Perché in fondo il Cavaliere, mai dimentico degli amici e dei doni ricevuti, si è sempre detto in cuor suo un socialista. Craxiano, va da sé. Mentre Renzi è sempre stato allergico al rosso, in tutte le sue sfumature.
Basta vedere l’entusiasmo con cui ha salutato la nascita del governo Draghi, dopo aver affossato un Conte bis che ai suoi occhi era diventato pericolosamente estremista. Non fosse altro perché appoggiato da Marco Travaglio. Che poi un governo di sinistra sia tutta un’altra cosa rispetto dell’alleanza Pd-M5S-Leu che sosteneva il secondo esecutivo del prof avvocato Giuseppe, è argomento che meriterebbe uno spazio a sé. Ma torniamo all’attualità, perché Sergio Mattarella è arrivato alla fine del suo mandato settennale, e ha già fatto capire in tutti i modi che non intende prorogare la sua permanenza nel palazzo del Quirinale.
Chi al suo posto? Le italiane e gli italiani si preparino, alle feste di Natale, con tutta la famiglia riunita, non ci sarà solo la Tombola ad allietare grandi e piccini, ma anche il Toto-Quirinale. I fabbricanti di giochi da tavolo sono avvertiti: se mettessero in vendita l’apposito kit, il fatturato delle loro aziende ne trarrebbe giovamento. Vuoi un mettere il divertimento di muovere le statuine di Letta e Salvini, Renzi e Berlusconi, Meloni e Conte, nel gioco dell’oca che porterà una statuina misteriosa al traguardo della presidenza della Repubblica?