Il quadro politico nella sua evoluzione ci dice che nei prossimi mesi potremmo avere tanto la continuità di questo governo, sostenuto da una maggioranza amplissima che ignora le aspettative e il punto di vista del mondo del lavoro, quanto il precipitare della situazione verso elezioni politiche che – all’oggi – prefigurano una vittoria delle forze più retrive e filopadronali del paese.
Cosa può fare il sindacato, senza sponde politiche nel Paese e nelle istituzioni?
Può giocare la sua autonomia e la sua forza, irrompendo nella vita politica con l’unico strumento che ha a disposizione: la forza del numero dei lavoratori che organizza e quella più ampia di quanti al sindacato guardano carichi di aspettative, anche se disillusi o frustrati per la crisi sociale e delle condizioni di vita, con una “ripresa” che è tale solo per le tasche dei padroni e degli evasori.
Allora ho sognato che il sindacato proclami da qui a primavera un pacchetto corposo di ore di sciopero da articolare tra scioperi territoriali e nazionali di categoria, facendo coincidere ogni sciopero con iniziative di piazza, che indica flashmob e sit-in per coinvolgere la massa di persone che non possono scioperare perché disoccupate, perché con la partita IVA, o in tirocini, o perché lavoratori a chiamata.
Mi immagino di superare le polemiche sullo strumento “sciopero generale” facendo vivere all’Italia intera per mesi uno sciopero “generalizzato” che riporti il lavoro al centro della vita del paese e costringa le forze politiche – che siano o non in campagna elettorale – a fare i conti con la gente.
La piattaforma? C’è già: quella unitaria di CGIL-CISL-UIL che parla a tutte e tutti!
La lotta di classe, se non la facciamo anche noi, continuano a farla solo i padroni.