Nei giorni 26 e 27 gennaio si svolgerà l’assemblea generale della FILCAMS, convocata nell’ambito del percorso “dell’Assemblea di Organizzazione”. L’assemblea è stata rinviata e riprogrammata dopo la dichiarazione dello sciopero generale dello scorso 16 dicembre.
Non sono membro dell’Assemblea Generale della FILCAMS nazionale; se ne facessi parte interverrei su alcuni argomenti che ritengo importanti.
Inizierei dicendo che lo sciopero generale è stato un passo importante ma che deve essere fatto vivere in un percorso di mobilitazione generale che dovrà continuare anche nei prossimi mesi: e su questo percorso tutto l’insieme della CGIL deve sentirsi completamente coinvolto e deve dotarsi degli strumenti indispensabili di azione.
Direi che la nostra organizzazione afferma di volere consolidare i meccanismi della rappresentanza, in particolare le RSU, ma che poi a volte questa volontà non è seguita dai fatti; e direi che non è quindi solo sul rapporto con la FISASCAT e la UILTUCS che dobbiamo ragionare quando parliamo di rappresentanza, ma anche con noi stessi e il corpo attivo dell’organizzazione.
Se fossi membro dell’AG tenterei poi di dare la mia versione del rapporto tra le strutture territoriali e la struttura nazionale: un rapporto che a volte si gioca sull’affidamento di problemi irrisolti, senza che si creino le condizioni utili alla loro soluzione.
Mi piacerebbe anche raccontare che quando la nostra aggregazione due anni fa ha realizzato il proprio seminario nazionale i delegati hanno rimproverato una cosa soprattutto alla nostra organizzazione: la grande differenza tra il dire e il fare, la mancanza di coerenza tra obiettivi dichiarati e pratica quotidiana. Direi anche che molto di questo giudizio è forse ingeneroso, ma che una riflessione dobbiamo affrontarla. Perché ad esempio non so quanto far precedere i direttivi dalle riunioni dei segretari generali aiuti a stimolare il dibattito. E se il dibattito nelle Assemblee Generali non è vivace, i delegati, le strutture e tutto il corpo attivo dell’organizzazione rischiano di appassire per mancanza di passione e partecipazione.
Direi che certo, il cuore della nostra Assemblea di Organizzazione sta nella discussione sulle strutture organizzative, compresa la localizzazione sul territorio di sedi e presidi, nella distribuzione delle risorse, ma questo cuore deve essere preceduto dalla riaffermazione politica della nostra organizzazione come grande sindacato confederale che non può rinchiudersi nella semplice erogazione dei servizi, nella contrattazione categoriale o nell’assistenza individuale. Strumenti indispensabili ma che non potranno assicurare un vero futuro alla nostra cara, vecchia ma a suo modo giovane CGIL.