Per i neri fuggire è più difficile che per i bianchi - di Riccardo Chiari

L’Unione africana è stata costretta a proteste ufficiali, dopo il moltiplicarsi dei casi di maltrattamento dei cittadini africani in fuga dalla guerra. Infatti migliaia di studenti africani in Ucraina hanno condiviso sui social e sui media le loro brutte esperienze, dopo essere stati respinti, attaccati e discriminati mentre cercavano di passare il valico di Medyka verso la Polonia. Questo nonostante che il commissario europeo Ylva Johansson abbia aperto le frontiere anche ai cittadini di paesi terzi che, vivendo in Ucraina, vogliano rientrare nei loro paesi d’origine. Così il presidente dell’Unione africana e del Senegal, Macky Sall, e il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, sono dovuti intervenire, esortando al rispetto del diritto che tutte le persone hanno di mettersi in salvo durante un conflitto, e denunciando la negazione di questo diritto sulla base della loro nazionalità o identità razziale.

Quasi un quarto degli oltre 75mila stranieri che studiano in Ucraina sono africani: studiano medicina, ingegneria e affari militari. Sono oltre 16mila studenti, attratti dalla qualità delle scuole e da tasse relativamente basse. Ma il solo fatto di non essere bianchi li ha costretti a restare per giorni bloccati ai confini, in particolare della Polonia, fra maltrattamenti e, non di rado, vere e proprie rapine da parte delle autorità locali. “Non fanno entrare chi è privo di un passaporto europeo – ha ben sintetizzato uno studente nigeriano - ci respingono solo perché siamo neri”.


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