Contro la guerra nel 2003 facemmo lo sciopero generale! - di Federico Antonelli

La guerra non è l’unica scelta. Dobbiamo continuare a lanciare con forza questo grido. Tacciano le armi e si dia parola alla diplomazia. Dobbiamo dare fiato a questa idea. L’aumento delle spese degli armamenti non è la soluzione all’attuale instabilità politica europea. Dobbiamo argomentare questa nostra linea politica. E’ ipocrita chi parla di pace, ma nello stesso istante costruisce e vende strumenti di morte e non sa come avviare una politica di contenimento della tensione. Bisogna dirlo a gran voce.

Il Primo Maggio si è festeggiato ad Assisi: una scelta opportuna che pone al centro dell’agire sindacale e del movimento dei lavoratori la pace.

Ma non credo che questa iniziativa sia sufficiente: il dibattito si fa sempre più complesso e se alcune voci critiche si stanno alzando queste vengono soffocate con violenza verbale. Basta vedere come è stata trattata l’ANPI e il suo presidente in occasione del 25 aprile e della posizione dell’Associazione verso la guerra di queste settimane.

Karl Von Clausewits, generale prussiano famoso studioso e teorico della guerra disse: «La guerra non scoppia mai in modo del tutto improvviso, la sua propagazione non è l’opera di un istante.» E’ quello che sta accadendo: un escalation continua e inesorabile verso l’allargamento del conflitto e non il suo contenimento.

Dobbiamo reagire a questo piano inclinato. Possiamo rafforzare la scelta pacifista e darle forza con una grande iniziativa di lotta che arrivi allo sciopero generale. E’ difficile? Sì, ma i sondaggi dicono ancora che la società è contraria alla guerra. Usiamo questa idea diffusa per rafforzare le ragioni della pace senza tentennamenti. Nel 2003 centinaia di migliaia di persone scesero in piazza contro la guerra in Iraq e allo scoppio del conflitto le piazze si riempirono ancora, in maniera spontanea. Possiamo e dobbiamo farlo oggi, per non dover farlo domani con troppi morti sul campo che non tornerebbero più.