Il Congresso della CGIL si svolge in un momento straordinariamente complesso e inedito. Questo è l’incipit del documento congressuale. E’ un affermazione che nella sua semplicità riassume bene il cuore delle discussioni che dovremo affrontare: come il sindacato e il movimento dei lavoratori dovrà porsi nei confronti di questa complessità. L’Italia, l’Europa e il mondo stanno faticosamente uscendo dalla pandemia che ha messo in crisi il sistema e accelerato diversi cambiamenti. In Europa è ritornata la guerra e questo conflitto sta segnando in maniera ancora più marcata le nostre vite. La crisi energetica, la deglobalizzazione, la ripresa della corsa agli armamenti, il costo della vita che aumenta con l’inflazione che torna a numeri importanti e infine il rischio di una crisi alimentare senza precedenti, le sfide globali più complesse da discutere. Sul piano nazionale dovremo riflettere sulla crisi della politica con il governo Draghi che è coalizione di grandi intese, retto da alleanze fragili, ma che si cementano sull’incapacità dei partiti di esprimere leadership autorevoli, ma prono a Confindustria, alla finanza e all’imperialismo, un governo incapace e privo di volontà per affrontare la crisi economica con interventi finalizzati alla salvaguardia delle condizioni di vita, lavoro e dei salari delle lavoratrici e lavoratori. La discussione sul salario minimo si protrae troppo a lungo e la retorica contraria al reddito di cittadinanza ne sono chiara testimonianza. Ma sappiamo bene che l’agenda mondiale non la decidiamo noi e forse, per un congresso, il momento non è mai quello perfetto. Così il documento “Il lavoro crea il futuro”, con il documento di minoranza “le radici del sindacato” saranno la base di discussione su cui confrontarci.
Ritengo che una parte importante del dibatto dovrà costruire la proposta su cui elaborare la continuità di azione della CGIL dopo lo sciopero di dicembre e la manifestazione di Piazza del Popolo del 18 giugno. Già in queste due occasioni sono state dette delle parole d’ordine importanti su guerra, salari, stato sociale, l’obiettivo della piena e buona occupazione. Ora dovremo declinarli nuovamente per rilanciare il messaggio al paese e ai nostri iscritti: senza lavoro non esiste futuro, senza diritti non esiste lavoro e senza conflitto non si regge nessuna rivendicazione.
Ma il congresso non è solo momento di definizione della linea politica, è anche il momento in cui si rinnova la classe dirigente della nostra organizzazione. Sarà rieletta la segreteria con la nostra Segretaria Generale, Maria Grazia Gabrielli, giunta a fine mandato.
La sinistra sindacale confederale ha contribuito a far sì che la nostra federazione avesse ruolo e peso nelle elaborazione e nella pratica sindacale di tutta la CGIL ed è in grado di concorrere con compagne e compagni che ne esprimono anche il punto di vista teorico e politico, alla vita organizzativa del sindacato assumendone – in FILCAMS e nella CGIL pluralista – le responsabilità che ne conseguono.
E’ giunto il momento in cui il pluralismo interno alla categoria torni nella definizione dei criteri che sovraintendono alla composizione della segreteria.