I lavoratori del commercio hanno un’urgenza improrogabile: il rinnovo del contratto nazionale, scaduto dal 2019. Si tratta di una proroga di quello del 2015, ma il rinnovo tarda ad arrivare, tanto è vero che la calendarizzazione degli incontri tra le parti è attualmente sospesa. Si tratta di una situazione di stallo non giustificata da rottura delle trattative su punti o tematiche particolari; semplicemente, Confcommercio sembra non avere alcuna volontà di affrontare le parti sociali e di rispondere alle istanze che poniamo sulla questione salariale. Vorrebbe infatti un rinnovo a costo zero, o addirittura andando al ribasso, forte delle differenze su altri tavoli contrattuali.
In queste ultime settimane sono arrivati molteplici solleciti, anche in forma scritta, da parte di delegati e lavoratori per esprimere la necessità di riprendere la trattativa prima possibile.
La pandemia prima, e la crisi energetica ora, con il conseguente aumento dei prezzi, stanno incidendo pesantemente sulle retribuzioni dei dipendenti del settore, e anche sul prosieguo delle trattative per il rinnovo. I lavoratori spingono molto sulla necessità di andare avanti senza esitazioni. Questa crisi economica, che con i prossimi mesi sarà ancora più devastante, e non può e non deve essere pagata solo dai lavoratori del settore.
Le aziende del terziario avanzato, in seguito alla pandemia, hanno utilizzato uno strumento e una modalità di lavoro, lo smart working, per gestire le esigenze derivanti dalle misure di contenimento epidemiologiche. Ma questa modalità ha permesso alle aziende anche l’abbattimento dei costi vivi, come le spese energetiche, gli spazi e gli affitti di interi piani delle sedi aziendali, generando forti difficoltà anche per le lavoratrici e lavoratori dell’indotto, come ad esempio addette e addetti a pulizie e guardiania. Il tutto, nella maggior parte dei casi, senza restituire in busta paga ai lavoratori quanto risparmiato (pensiamo solo al buono pasto non erogato se si lavora da casa). Anzi, consapevoli di quanto la stragrande maggioranza dei dipendenti apprezzino il lavoro agile, hanno premuto il piede sull’acceleratore redigendo regolamenti aziendali e facendo sottoscrivere accordi individuali in gran fretta senza considerare le istanze delle rappresentanza sindacali interne.
I temi e i punti della trattativa non si riducono soltanto alla questione retributiva, ma ad una regolamentazione delle smart working, anche sulla base del protocollo sottoscritto nel dicembre del 2021 dalle parti sociali, sulla revisione delle varie declaratorie, sulla bilateralità e su una nuova regolamentazione delle missioni e trasferte.
Come FILCAMS-CGIL di Milano abbiamo registrato dunque il forte grido di allarme delle RSU e delle RSA, attraverso i comunicati e le discussioni in tema nelle varie assemblee nei luoghi di lavoro. Perciò crediamo che la FILCAMS-CGIL nazionale debba divenire protagonista e farsi carico di un’azione finalizzata a superare questo atteggiamento della controparte, finalizzata a proporre continui rinvii, se necessario ricorrendo ad iniziative organizzate nelle singole aziende. Confcommercio deve capire che il rinnovo di contratto non è un optional, ma un “diritto fondamentale e imprescindibile” per tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore.