Al via la ricomposizione della filiera e una maggiore tutela negli appalti
Il protocollo unitario firmato con Esselunga, magistralmente gestito dalla FILCAMS-CGIL, ha un enorme valore politico sindacale. Sicuramente l’intervento del tribunale di Milano ha facilitato l’apertura del tavolo, ma pensare che ciò si tramutasse in un accordo tra le parti, non era affatto scontato; anzi, più volte la trattativa è stata vicino al fallimento.
I punti di valore sono diversi, innanzitutto perché è il primo nel suo genere e poi va nella direzione della ricomposizione della filiera nella Distribuzione Moderna Organizzata, oggi in buona parte frammentata.
Il protocollo va a invertire quei processi di esternalizzazione che in questi lunghi anni ci hanno creato ferite importanti, spesso oggetto di conflitti per la fortissima frammentazione dei segmenti produttivi che tutte le aziende mettevano e mettono tutt’ora in atto per il solo scopo di profitto. Un sistema fallimentare, quelle delle esternalizzazioni, per il sindacato e per le condizioni dei lavoratori, i quali una volta esternalizzati finiscono brutalmente nel girone della instabilità occupazionale, nella precarietà, nelle flessibilità senza regole e nella perdita sistematica del potere salariale. Un sistema, quello degli appalti, che non di rado supera il limite della legalità, specialmente con l’introduzione dei subappalti, dove già la logica “malata” prevede che, per svolgere un tipo di attività, spesso devono guadagnarci tre o più datori di lavoro, ovviamente tutto a scapito dei lavoratori.
In estrema sintesi, un sistema che toglie garanzie occupazionali, toglie salario, toglie regole, estremizza l’organizzazione del lavoro e infine toglie anche la prevenzione su salute e sicurezza, mettendo gravemente a rischio l’incolumità dei lavoratori.
Il protocollo serve a contrastare gli scenari sopra descritti. Infatti, a brevissimo ci misureremo anche con la fase di applicazione, che ci permetterà di mettere ordine nei fatti complessi; difatti, la struttura del protocollo traccia una linea chiara di inversione di tendenza, restituendo ai futuri lavoratori internalizzati più solidità contrattuale e di tutte le condizioni di lavoro.
Per metà gennaio dovremmo arrivare all’intesa per le attività nel centro produzioni di Limito e di Parma, un primo step che coinvolge circa 260 lavoratrici e lavoratori. Poi, subito a seguire, toccherà tutta la filiera delle vendite on line, per oltre 2000 interessati, sia delle varie piattaforme presenti su tutto il territorio, sia delle addette/i alla preparazione delle merci presenti nei punti vendita.
Le assunzioni in Esselunga saranno dirette a tempo indeterminato e senza periodo di prova, con l’applicazione del CCNL della DMO (oggi i CCNL si dividono tra logistica in larghissima parte e multiservizi).
La seconda parte del protocollo va a rinforzare sia i diritti che le tutele per tutte quelle lavoratrici e lavoratori che rimarranno in appalto (vigilanza, pulizie, logistica ecc.): infatti il protocollo elimina il subappalto, rafforza le tutele in generale, attraverso la verifica e la visione del Durc, Durf e Mcoa, attestazioni fondamentali emesse dai vari enti (Agenzie Entrate, Inps, ecc.) per la verifica della regolarità di tasse e tributi, dei contributi, del monitoraggio della congruità occupazionale negli appalti e, non ultimo, in tema di salute e sicurezza.
Un altro punto qualificante è la costituzione della commissione bilaterale per valutare l’efficacia dell’accordo, nonché la verifica della corretta applicazione, che potrà trovare soluzioni a eventuali problemi che potrebbero emergere nel corso del tempo.
È un primo passo sicuramente perfettibile, per noi un modello da seguire.
La ricomposizione delle filiere deve diventare una priorità, affinché i lavoratori degli appalti riacquisiscano i diritti persi in questi lunghi anni di “spezzatini contrattuali”. Fondamentale sarà anche la sinergia tra le categorie interessate.
Stiamo impostando il lavoro su Milano-Lombardia, insieme alla Filt Cgil, con uno scambio necessario di informazioni, innanzitutto per avere una mappatura corretta delle produzioni, e poi per accedere alle esigenze dei lavoratori-trici attraverso le assemblee; ed infine per non disperdere quel patrimonio sindacale già in parte esistente, che va consolidato e rafforzato.