Bruno Rastelli: sindacalista comunista - di Pericle Frosetti

Lo ricordiamo nel decennale della scomparsa

Bruno Rastelli ci ha lasciato l’8 febbraio 2014, ricorrono quest’anno 10 anni dalla sua scomparsa.

Bruno Rastelli è stato, prima di Andrea Montagni e prima di Federico Antonelli, il coordinatore nazionale di Lavoro Società in Filcams-Cgil. È stato il presidente del Comitato direttivo nazionale della Filcams-CGIL e successivamente Presidente del Comitato nazionale di garanzia della CGIL.

Fu tra i promotori, dopo la dissoluzione di Essere sindacato – di cui non aveva fatto parte – dell’area di Alternativa sindacale. Ma soprattutto fu uno dei protagonisti a Milano e in Italia del movimento dei consigli autoconvocati, l’ultima grande occasione di riforma dal basso del sindacato italiano, mettendo al centro il ruolo delle delegate e dei delegati di luogo di lavoro.

Bruno aveva il culto dell’unità. Dell’unità dei lavoratori prima di tutto. Dell’unità della Cgil, dell’unità sindacale, dell’unità della sinistra. E ha forgiato una generazione di delegati della Cgt-Cls, la “sua azienda”, in questa convinzione. Ed era unitario senza rinunciare né alle differenze, né alla battaglia delle idee. Anzi, per lui l’unità nasceva proprio dal confronto, dalla lealtà e dalla mediazione. E con spirito unitario aveva affrontato la sua ultima battaglia, quella del movimento delle Rsu contro la controriforma Fornero.

Bruno era comunista. Apparteneva con la testa e con il cuore alla storia e alla militanza del partito comunista italiano.

Bruno era un quadro. Non solo nel senso della collocazione lavorativa. Era un quadro strutturato, preparato politicamente e sindacalmente cresciuto alla scuola del movimento operaio. Era stato allievo ed era diventato maestro a svolgere con determinazione le cose che sono state il sale della sua vita: l’impegno nella Cgil e nel Coordinamento Sindacale Unitario della Cgt-Cls, che lui ha fatto nascere e portato avanti fino agli ultimi giorni.

Come scriveva, su “reds” del marzo 2014 Zaverio Giupponi, suo successore nel ruolo di coordinatore e ora attivista dello SPI-CGIL in Lombardia: “Del Coordinamento sindacale della Cgt-Cls pochi sanno: il primo embrione nacque per sua iniziativa a metà degli anni 70, con le riunioni dei delegati sindacali delle varie filiali della Cgt. Una delle intuizioni più brillanti è stata quella del finanziamento volontario del Coordinamento da parte dei lavoratori ottenuto in un contratto aziendale e che a oggi vede l’adesione di circa il 95% dei lavoratori. Questo ha permesso di fare i contratti aziendali (11 finora), di organizzare seminari sulla sicurezza sul lavoro e di partecipare ai momenti importanti della vita sindacale e sociale del Paese con delegazioni consistenti.

Uno dei suoi capisaldi è stata la gestione unitaria del Coordinamento. Ha sempre curato nei dettagli i rapporti unitari mantenendo collegamenti con dirigenti Cisl e Uil, rispettando sempre i ruoli e le competenze, pretendendo sempre da tutti i delegati la discussione politica, rifuggendo dal metodo della conta ma cercando sempre di spiegare e convincere fino ad arrivare, ogni volta che è stato possibile, a decisioni condivise. A me ha cambiato la vita. Da semplice delegato lo ammiravo per la sua capacità di dare la carica a tutti, di spiegare con chiarezza le cose facendo sempre il collegamento causa-effetto tra le scelte politiche e le conseguenze che ne sarebbero derivate sulle classi più deboli. (…) Mi ha insegnato che non essendoci purtroppo il socialismo in Italia, era necessario fare il meglio per i lavoratori nelle condizioni date.

Le aziende devono crescere e fare utili, ma di questi utili è dovere del sindacato portarne a casa il più possibile per i lavoratori perché è dalla loro opera che arrivano. Uno dei suoi impegni costanti è stato il lavoro per iscrivere i quadri aziendali al sindacato, contrastando con tutte le sue forze l’idea che i quadri fossero tutti dalla parte dell’azienda. Più quadri sono dalla nostra parte, diceva, più conosciamo l’andamento delle imprese e meno sorprese avremo per tutti i lavoratori. Tutta la parte quadri dei Ccnl dei settori del terziario e dei servizi è frutto della sua contrattazione”.