Il saggio di Michael Heinrich La scienza del valore. La critica marxiana dell’economia politica tra rivoluzione scientifica e tradizione classica, curato da Riccardo Bellofiore e Stefano Breda, edito da Pgreco, è una presentazione esaustiva della teoria economica di Marx e del dibattito che l’ha circondata.
E’ basato sulle edizioni critiche del corpus delle opere di Marx ed Engels detto Mega2 (ca 200 volumi) che si discosta anche in maniera significativa dalle prime edizioni anche del Mega1 e che hanno generato una serie di “errori” concettuali da parte degli studiosi e dei seguaci.
Heinrich non omette contraddizioni ed errori presenti nei testi di Marx.
La questione dell’analisi e della interpretazione critica dei testi di Marx non è affatto secondaria. Solo pochi testi sono stati pubblicati o licenziati da Marx ancora in vita: inoltre la sua ricerca è stata un continuo work in progress per cui sarebbe un grave errore limitarsi ad assumere acriticamente come stabiliti i suoi singoli enunciati decontestualizzati.
Per anni, ad esempio, abbiamo considerato la teoria della “caduta tendenziale del saggio di profitto” come fattore fondante del crollo ineluttabile del capitalismo, cosa non solo smentita dai fatti, ma dimostratasi già sottoposta a revisione dallo stesso Marx alla luce del Mega2.
Heinrich non si limita all’analisi critico/filologica dei testi marxiani, ma segue puntualmente la genesi e l’evoluzione del suo pensiero in rapporto alla situazione storica e culturale nei diversi campi disciplinari: economico, filosofico, sociologico … Troviamo così la scontata puntualizzazione sul Marx giovane sinistro hegeliano, l’allievo Marx che prende la dialettica motore della storia del maestro Hegel e dall’empireo la riporta alla più terrena dialettica della storia dove il motore è la storia. Marx filosofo malgrè lui? Questione aperta. Si pensi solo il confronto con il coevo Feuerbach ed il superamento dell’antidealistico materialismo antropologico con il più prosaico ma terreno materialismo di Marx. Continuando troviamo che tutte le grandi questioni vengono affrontate: quelle contestuali come il concetto di alienazione e la critica della Scuola di Francoforte con Althusser, che è l’oggetto del bel saggio introduttivo di Vittorio Morfino, o la dibattuta questione del feticismo che si risolve solo con la lettura congiunta del I del III vol. de Il Capitale, potendo individuare la formula trinitaria del nesso tra le tre categorie marxiane: feticismo delle merci, feticismo del denaro e feticismo del capitale. Fuori contesto Heinrich sottopone a verifica il metodo scientifico del lavoro di Marx, utilizzando come termine di paragone i grandi filosofi della scienza come Imre Lakatos, Thomas Kuhn, Karl Popper...
Sul piano più ristretto della storia del pensiero economico si parte dalla prima querelle: Marx è l’ultimo degli economisti classici dopo Smith e Ricardo (teoria del valore) o il primo dei moderni (teoria dell’utilità marginale)? No. Marx (teoria del plusvalore) è un modernissimo scienziato critico della modernità. Heinrich, per arrivare a questa conclusione passa in rassegna pressoché tutti i grandi economisti come John Maynard Keynes, Gustav Cassel, Piero Sraffa, (che Heinrich classifica come neoricardiano)...
Heinrich parte da Marx ma va oltre Marx nella originale formulazione di una teoria che individua in Denaro-Valore Prezzo i tre fattori che entrano in gioco nella analisi relative alla teoria del valore, al ruolo del lavoro e quelle della caduta tendenziale e del crollo. Per cui appaiono interessanti tutti i concetti base sottoposti alla critica di Heinrich: il rapporto lavoro concreto/lavoro astratto nel contesto delle teorie del plusvalore (e non di una sola Teoria del plusvalore), o sul ruolo della merce nel processo di scambio quando cita Marx: «Da sole, le merci non sono capaci né di andare al mercato né di scambiarsi. Ci dobbiamo rivolgere quindi ai loro tutori, i possessori di merci». Una bella lezione di pensiero concreto conto le astruserie di tanti economisti.
Al di là di ogni valutazione di merito, dobbiamo riconoscere ad Heinrich di essere aderente al principio, spesso richiamato da Marx, “De omnibus dubitandum”.
Con la lettura del libro di Heinrich possiamo finalmente sciogliere il dubbio che ci ha da sempre assillato: Marx filosofo o Marx economista? O Marx economista/filosofo? Sono tutte riduzioni di Marx grande critico della totalità capitalistica.
Assolutamente da non perdere il saggio introduttivo di Riccardo Bellofiore, completa sintesi e acuta critica che assieme all’indice può essere letta sul sito dell’editore e al seguente link https://www.42rosso.it/2023/11/14/heinrich-m-la-scienza-del-valore-pgreco-2023/
Conviene infine leggere ciò che Heinrich stesso scrive nel saggio rintracciabile al seguente link https://sinistrainrete.info/marxismo/14208-michael-heinrich-rileggendo-marx-nuovi-testi-e-nuove-prospettive.html