Cinque sì per il lavoro, i diritti, la libertà, la democrazia - di Vincenzo Greco

Nelle prossime settimane saremo chiamati ad un impegno straordinario, la campagna elettorale per il sostegno dei cinque quesiti referendari ammessi: i quattro referendum sociali promossi dalla Cgil ed il referendum sulla cittadinanza.
Abbiamo fatto una discussione interna difficile sulla scelta del percorso referendario e, nonostante le diverse valutazioni che hanno attraversato il dibattito, vi è stata una grande maggioranza che ha sostenuto e approvato l’opzione che ci ha portato a raccogliere le firme per i referendum che hanno l’ambizione di imporre un punto di vista, di condizionare l’approccio, sulle questioni dei diritti e dell’uguaglianza.

I nostri referendum sono i referendum delle quattro ‘i’:

  • illegittimo come il licenziamento senza reintegra per effetto della norma sulle cosiddette tutele crescenti;
  • ingiusto come il massimale fino a sei mensilità per i licenziamenti senza motivo nelle imprese sotto i sedici dipendenti il cui unico effetto è scoraggiare il ricorso al giudice quando si viene licenziati senza ragione;
  • immotivato come il regime di contratto a tempo determinato senza avere l’obbligo di una causale che ne giustifichi entro certi limiti l’utilizzo;
  • impunito come il ruolo del committente, che nella catena degli appalti e dei subappalti esternalizza il rischio lavorativo, in caso di infortunio sul lavoro.

Ai nostri referendum si aggiunge il referendum sul diritto di cittadinanza per gli stranieri che vivono e lavorano in Italia per i quali si abbassa il requisito temporale per poter avanzare la richiesta di vivere nel nostro Paese come cittadini con uguali diritti e doveri nei confronti della Repubblica.
La battaglia referendaria ci parla dei nostri valori, delle ragioni che ci portano ad impegnarci per l’affermazione dei principi di libertà e uguaglianza, della democrazia progressiva che nella nostra bella Costituzione nata dalla Resistenza antifascista riconosce proprio nel lavoro, e nelle sue forme organizzate, la funzione centrale dell’emancipazione sociale, dell’universalismo dei diritti e della tenuta democratica.

Siamo di fronte alla necessità di raggiungere un obiettivo non scontato che è quello del quorum, dobbiamo fare i conti con una tendenza sempre più marcata all’astensionismo.

Il nostro impegno deve quindi caratterizzarsi su due obiettivi, far vivere nella società quel punto di vista che parla di diritti, di contrasto alla precarietà e di uguaglianza affianco alla promozione di una cultura della partecipazione attiva delle persone come anticorpo nei confronti di una cultura autoritaria e repressiva che passo dopo passo si sta dispiegando nell’azione del Governo.

Questo vale per noi e per i nostri figli esattamente come è stato per i partigiani che a suo tempo si sono ribellati al fascismo e che nella Resistenza hanno costruito il futuro per la loro generazione e quelle successive.

Difendere i diritti di chi lavora, dare dignità al lavoro, utilizzare la contrattazione collettiva e lottare per una società più giusta sono la nostra storia e il nostro futuro al tempo stesso.

Per queste ragioni dobbiamo essere in prima fila in questa battaglia per dare voce a quei milioni di lavoratori, di pensionati, di disoccupati, di donne, di giovani che non si vogliono arrendere ad un esistente che li vuole condannare allo sfruttamento e alla precarietà.

Essere portatori di questa idea, agire in questa direzione ci impone far diventare tutto questo, il nostro impegno, un tratto collettivo che ci fa continuare nella nostra battaglia per far sì che la Cgil sia un sindacato democratico e di classe.

Al lavoro e alla lotta!


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