Siamo ancora distanti dalla linea di meta. Utilizzando un’espressione tipica del football americano, si rende chiara la situazione in cui sono le nostre trattative per il rinnovo dei contratti nazionali.
Il commercio ha riavviato le negoziazioni, ma le proposte delle nostre controparti sono negative e le possibilità di rinnovo in tempi brevi improbabili.
Nel turismo i tavoli non si sono riavviati e questa situazione appare ancor più compromessa.
Lo sciopero del 22 dicembre è andato bene; le piazze di Milano, Roma e Napoli si sono riempite di lavoratrici e lavoratori che hanno aderito allo sciopero. Le scelte compiute ci portano a una nuova fase di mobilitazione, che seguirà quella di dicembre. Adesso che ci avviciniamo a Pasqua, dovremo raggiungere lo stesso risultato per costringere le associazioni datoriali a modificare atteggiamento.
Serve grande coesione per riuscirci. In primo luogo, tra le tre federazioni dei servizi di CGIL, CISL e UIL: l’unità di intenti fino ad oggi ha retto e questo ha rafforzato tutte le nostre iniziative. Poi tra le strutture e le nostre delegate e i nostri delegati: dovremo motivarli nuovamente e non farli sentire semplici riserve da utilizzare nei momenti finali della partita.
Perciò la ripresa della fase di mobilitazione deve ripartire con riunioni di coordinamento e una campagna straordinaria di assemblee che dia continuità al lavoro fatto nella seconda metà dello scorso anno. Infine, deve essere ancora forte il rapporto con la confederazione.
La CGIL ci indichi obiettivi giusti che tengano conto delle specificità dei nostri settori: rapporti di forza e valore della produzione (e margini delle imprese) in primo luogo; senza questa consapevolezza si rischia solo di dare bacchettate e giudizi parziali e non il sostegno indispensabile al rinnovo dei contratti.