L’Italia affronta una fase difficile. La CGIL è chiamata ad attraversare una temperie complessa che ne mette alla prova tenuta e capacità di iniziativa e della CGIL c’è un grande bisogno!
L’unica possibilità di costruire nel paese una opposizione politica è legata allo sviluppo di un poderoso movimento per la pace che abbia come obiettivo non la caduta del governo - che ha una maggioranza parlamentare amplissima – ma di fermare la guerra e la sua estensione su scala continentale e mondiale. Su questo siamo in grave ritardo. La guerra va avanti, la gente si assuefà e lo spettro della guerra termonucleare incombe su genti largamente inconsapevoli e vittime ad Ovest come ad Est della propaganda di guerra di NATO e Russia.
L’unica possibilità di costruire nel paese una opposizione sociale è che i sindacati contrastino la realizzazione della prosecuzione della “agenda Draghi”, senza Draghi, imponendo al nuovo governo l’agenda del lavoro e dei diritti, proseguendo sulla strada che ha inaugurato il 16 dicembre 2022 con lo sciopero generale e le giornate di mobilitazione di giugno. Anche su questo siamo in grave ritardo. Non solo il governo ha proseguito imperterrito nelle politiche liberiste, ha anche colpito il lavoro e i diritti e infierito sui poveri “colpevoli” della loro indigenza!
Il governo ha segnato un colpo, ottenendo dalla CISL, sindacato per sua natura incline ai riconoscimenti neocorporativi, il passaggio aperto al sostegno al governo, senza neppure le tre lenticchie di Esaù, e la rottura dei rapporti unitari con CGIL e UIL senza che noi riusciamo ancora a contrapporre all’isolamento istituzionale, un fronte di lotta ampio e unitario che coinvolga l’intera massa dei lavoratori. Come testimoniano le imponenti manifestazioni interregionali unitarie prima e quella nazionale del 24 giugno poi, la nostra base organizzata è sempre in sintonia con la CGIL; sintonia che esalta il forte spirito identitario delle manifestazioni e che ci impedisce una analisi lucida della partecipazione, composta prevalentemente da delegati e militanti fortemente coinvolti dalle nostre organizzazioni. Questo è un limite su cui riflettere e lavorare per realizzare il salto di qualità nella nostra capacità di incidere nella società e nella politica.
Il nostro peso come autorità contrattuale varia a seconda dei settori e delle categorie. Non dobbiamo sottovalutare il fatto che la più importante categoria degli attivi, quella dei servizi, che tiene assieme lavoratori ultraqualificati e settori deboli del mercato del lavoro, la FILCAMS, sia quella che più fatica a mantenere questa autorità. Lo abbiamo detto in diverse occasioni: questo tema non è un problema di una singola categoria ma un tema generale su cui dovremmo essere capaci di praticare il valore della confederalità, pena la perdita della nostra natura politica a favore di una difesa corporativa e debole del lavoro: i primi a farne le spese sarebbero le lavoratrici e i lavoratori dei settori più deboli.
Un timido segnale viene dalla opposizione politica, PD, M5stelle e Sinistra italiana-Verdi che stanno rimettendo in agenda il lavoro, pur senza tener realmente conto dell’orientamento dei sindacati (vedi la proposta sul salario minimo). L’unica possibilità di costruire nel paese una opposizione parlamentare è che i partiti, a partire da Sinistra italiana e dai 5 stelle con il PD - se abbandonerà la linea liberista e riscoprirà la vocazione socialdemocratica - si rapportino e facciano propria l’agenda del lavoro. Il tema della guerra resta in ogni caso un problema enorme con le scelte atlantiste del PD e dei Verdi.
L’unica possibilità di costruire nel paese un largo fronte antifascista è contendere alla destra l’egemonia sul terreno valoriale, presidiando la Costituzione repubblicana e mostrando coerenza tra impegno democratico delle forze antifasciste, programmi politici e sociali e comportamenti coerenti. L’impegno della CGIL a tradurre la difesa della Costituzione in un terreno di riaffermazione dei valori dello Stato sociale e della democrazia, vedi manifestazioni del 24 giugno e quella del prossimo 7 ottobre e l’ampio schieramento di forze costruito ne sono un buon viatico. Con questa chiara visione sapremo anche rendere leggibile alle nuove generazioni la nostra proposta politica e avvicinarli a noi: a loro sono a cuore parole d’ordine diverse come sostenibilità ambientale e dei diritti (sociali ed economici) hanno ambizioni alte che si scontrano con un modello che sfrutta il loro lavoro (e la loro formazione), rifiutano la guerra: la loro visione è la nostra, bisogna solo saperla condividere.
Come sinistra sindacale il nostro compito principale è di concorrere in tutte le sedi a rafforzare l’iniziativa della CGIL, senza nascondere le difficoltà, anzi proponendo soluzioni a partire dall’analisi concreta della situazione concreta e rifiutando sia il ruolo di grilli parlanti o peggio di mosche cocchiere. Le nostre critiche hanno l’obiettivo di rafforzare la CGIL non di giustificare la nostra presenza che discende invece dalla natura programmatica di una aggregazione di quelle compagne e compagni che considerano il sindacato, organizzazione unitaria dei lavoratori, strumento indispensabile per portare avanti la lotta di classe, terreno di lotta politica per affermare la prospettiva del socialismo, il marxismo come cassetto degli attrezzi per l’analisi politica economia e sociale, la fratellanza internazionale dei lavoratori e che proprio per questo non accetteranno mai di farsi confinare in un ghetto minoritario autoreferenziale o di farsi negare da qualche parvenu o novello Paolo di Tarso della burocrazia sindacale, il diritto ad essere organizzati come collettivo dentro l’organizzazione.