“Il governo sta perseguendo una strategia, quella di cercare deliberatamente uno scontro con la magistratura, perché l’alternativa sarebbe ammettere che la soluzione dei centri per migranti in Albania è fallita. Quando provi a fare qualcosa di illegittimo, e te lo dicono vari tribunali, devi ammettere che hai fatto un errore. Tra l’altro un errore prevedibile, perché le non convalide dei fermi c’erano già state anche prima della sentenza della Corte di Giustizia Ue dello scorso mese”. La sintesi del segretario di +Europa, Riccardo Magi, fotografa al meglio lo stato delle cose, nel giorno in cui la nave militare Libra per la deportazione dei migranti in Albania imbarca un nuovo carico di donne e uomini in fuga da guerre e carestie, e da paesi dove i più elementari diritti civili sono negati.
Nello stesso giorno di inizio novembre, un giudice di Catania non convalida il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto. Un paese che, secondo il decreto legge varato dal governo Meloni lo scorso 21 ottobre, fa parte di un gruppo di 19 nazioni considerate “sicure”. “Ma una lista di `paesi sicuri’ - puntualizza il Tribunale di Catania - non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità di tale designazione con il diritto dell’Unione europea. E in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani che investono le libertà di un ordinamento democratico”.
Apriti cielo. Il ministro e leader della Lega, Matteo Salvini, chiama di fatto alla rivolta contro la magistratura: “Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo”. In parallelo, da palazzo Chigi si fa informalmente sapere: “Il modello Albania va avanti con ancor più convinzione. Il problema non è il memorandum firmato con Tirana, il problema vero è che, stando alle pronunce di alcuni giudici, i rimpatri non avrebbero più ragione d’essere, dovremmo tenerci tutti gli irregolari in Italia”.
Pronta le repliche, dati alla mano: “Egitto paese sicuro? - osserva ad esempio Angelo Bonelli di Avs - quel paese che ha torturato e assassinato Giulio Regeni, e che imprigiona migliaia di persone per le loro idee e il loro orientamento sessuale?”. A seguire Nicola Fratoianni, anche lui di Avs: “Se Salvini è così convinto che il paese del regime di Al Sisi sia sicuro e affidabile, faccia qualcosa di concreto affinché gli assassini di Regeni siano assicurati alla giustizia italiana”.
Nel mentre, la Corte di giustizia Ue ha stabilito alcuni principi. Intanto il diritto dell’Unione non consente attualmente agli Stati membri di designare come paese sicuro solo una parte del territorio del paese terzo interessato. Soprattutto, per l’Ue si definisce sicuro “un paese in cui, sulla base della situazione giuridica, dell’applicazione della legge all’interno di un sistema democratico e delle circostanze politiche generali, si può dimostrare che non vi è generalmente e costantemente alcuna persecuzione”. Sono paletti che, a ben vedere, qualificano l’autoritarismo del governo Meloni sulla questione migranti (e non solo...).