22 dicembre. Le ragioni dello sciopero - di Vittoria Barletta

Era l’ottobre del 1949 quando i contadini del borgo di Melissa, piccolo paese in provincia di Crotone, scesero in piazza per protestare contro i ritmi disumani del lavoro agricolo. Un malessere causato dalla nobiltà latifondista calabrese che, per accaparrarsi le terre che avrebbero dovuto essere redistribuite (secondo le riforme agricole del secondo dopoguerra), imponeva condizioni di lavoro pesantissime che limitavano la libertà delle contadine e contadini alle loro dipendenze. Negli scontri che seguirono morirono tre giovani di 29, 15 e 23 anni: morti in nome del riscatto sociale e della libertà. Non erano scesi in piazza per scrivere una pagina di storia, ma per combattere per quello che, nel loro cuore e nella loro testa, ritenevano giusto. Sono passati 74 anni, ma ancora, oggi come allora, chi lavora, noi lavoratrici e lavoratori, deve lottare per vedere riconosciuti i propri diritti.

Il 22 novembre noi delegati dei sindacati FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTUCS ci siamo ritrovati a Roma, presso l’ateneo dell’Università Pontificia per confrontarci in merito allo sciopero che si svolgerà il 22 dicembre. Sciopero che ci vedrà uniti, lavoratrici e lavoratori del commercio, del turismo, dei servizi, per ottenere il rinnovo dei nostri contratti. Io lavoro nel settore del turismo, ed il nostro contratto è oramai scaduto da troppo tempo: noi come tutti i delegati degli altri settori riuniti a Roma, vogliamo un contratto dignitoso che ci permetta di migliorare le nostre condizioni di vita e lavoro. La delegazione di Milano era composta da circa 30 persone: il clima tra di noi era molto allegro e motivato dalla voglia di dare il nostro contributo, con la nostra presenza, all’assemblea unitaria. Avevamo la speranza di trovare una sala piena di persone che avrebbero condiviso i nostri stessi sentimenti di lotta e di riscatto: non siamo rimasti delusi, eravamo tanti e combattivi. La relazione introduttiva di Fabrizio Russo, il Segretario Generale della nostra FILCAMS CGIL è stata a mio parere molto coinvolgente ed esaustiva. Ha toccato punti fondamentali come la sicurezza sui luoghi di lavoro, il malcontento di lavoratrici e lavoratori spesso costretti a fare turni massacranti e la determinazione ad andare avanti con le nostre manifestazioni e con lo sciopero. FIPE, Lega delle Cooperative, Angen e e le diverse associazioni di rappresentanza citate nella sua relazione non solo non hanno preso in considerazione le nostre proposte ma hanno anche rifiutato un possibile, piccolo, aumento di 278 euro nel triennio considerato una richiesta insostenibile. E’ ora di dire BASTA, è arrivato il momento di rivendicare la nostra dignità di lavoratori e lavoratrici che da oramai troppo tempo non hanno un contratto che migliori le nostre condizioni lavorative e ci permetta di affrontare i rincari sproporzionati che l’inflazione attuale determina e su cui il governo (contro cui abbiamo scioperato negli scioperi confederali di queste settimane) non interviene in maniera seria.

Siamo in mobilitazione non per nostra scelta, ma per la responsabilità, volontà ed incapacità delle associazioni di rappresentanza padronale, così come hanno ribadito nei loro interventi i nostri tre segretari generali. Lo sciopero è necessario per la compagna della FILCAMS CGIL di Caserta che, nonostante il grave lutto che l’ha colpita recentemente, era li a dare la sua testimonianza di una condizione lavorativa fatta da orari faticosi, salario insufficiente e azione sindacale svolta per sé e per i propri colleghi.

Lo sciopero è necessario per il giovane delegato che per pagarsi gli studi all’università e costretto a lavorare con turni massacranti a testa bassa per potersi permettere un futuro migliore. Lo sciopero del 22 dicembre è necessario per le mie colleghe di lavoro che aspettano un contratto di lavoro diverso, che migliori il nostro stipendio e la nostra vita. Le mie colleghe, che sono molto coinvolte e vogliono partecipare alle manifestazioni che verranno organizzate, sperano di non essere precettate, visto che nel nostro settore, quello delle mense scolastiche, vige questa normativa. Io penso che lo sciopero sia un diritto di tutti e che serva a far capire alle aziende che è arrivato il momento di ascoltarci e di sedersi al tavolo per iniziare a parlare seriamente.

Il momento dei “giochi” è finito: lo dobbiamo anche in memoria di quei giovani caduti mentre protestavano per avere riconosciuti i loro diritti, lo dobbiamo per quei troppi lavoratori che hanno perso la vita per mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro, lo dobbiamo perché è ORA, l’ora della mobilitazione, dello sciopero e della resistenza. Compagne e Compagni alla lotta, sempre.


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