Il nono decreto sull’immigrazione del governo Meloni sta per essere approvato – a colpi di voto di fiducia – anche al Senato. Una delle norme più contestate dentro e fuori il Parlamento è quella, introdotta con un emendamento della Lega, che dà la possibilità di tenere reclusi, fino a 5 mesi, nei Centri di detenzione per adulti anche i minori non accompagnati che abbiano compiuto i 16 anni.
Su un provvedimento che, al solito, fa carta straccia di tutta una serie di elementari principi giuridici, pesa anche la recentissima decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), che ha condannato nuovamente l’Italia per la gestione dei suoi hotspot, e in particolare affronta il caso di tredici minori stranieri non accompagnati trattenuti per quasi due mesi, dal maggio al luglio del 2017, nell’hotspot di Taranto, una delle quattro strutture (le altre sono a Lampedusa, Pozzallo e Messina) che, nate per le sola identificazione dei migranti, si sono trasformate in vere e proprie carceri. Anzi peggio, visto che sono inaccessibili per gli stessi avvocati ed enti di tutela, oltre che naturalmente per i giornalisti.
Ai governi di ogni colore fa comodo che vengano nascoste le prove di diritti violati, denuncia l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, pronta a ricordare che all’epoca il governo era di centrosinistra, guidato dall’attuale Commissario europeo Paolo Gentiloni, con Marco Minniti alla guida del Viminale. E proprio dagli avvocati dell’Asgi, Dario Belluccio e Maria Teresa Angiuli, è partito il ricorso esaminato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Nell’accogliere la denuncia, i giudici di Strasburgo hanno rilevato che diritti fondamentali dei tredici minori sono stati violati, e la loro detenzione è andata contro tre articoli della Convenzione europea per i diritti dell’uomo: il terzo, che punisce i trattamenti inumani e degradanti; il quinto, sul diritto alla libertà e alla sicurezza; il tredicesimo, sul diritto al ricorso effettivo.
In sostanza, la Corte ha riconosciuto che i minori stranieri sono stati trattenuti senza alcun provvedimento formale, e che le condizioni dell’hotspot pugliese non erano in grado di garantire la dignità dei detenuti, sia minorenni che maggiorenni, rilevando che erano perfino peggiori di quanto scritto nel ricorso. Così l’Italia è stata sanzionata anche per i trattamenti inumani e degradanti, per il sovraffollamento della struttura, per la mancata nomina di un tutore, e per la violazione degli obblighi di informazione.
La condanna della Cedu ribadisce di fatto l’illegalità del nuovo provvedimento del governo Meloni, che prevede la possibilità di rinchiudere per mesi i migranti minori sedicenni e diciassettenni in centri destinati agli adulti, in aperto contrasto non solo con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dall’Italia, e con la Convenzione europea sui diritti dell’uomo, ma anche con lo stesso decreto Accoglienza del 2015 che esclude le detenzioni dei minorenni non accompagnati.
Un governo liberista e illiberale
L’ultima condanna all’Italia della Corte europea per i diritti dell’uomo si aggiunge ad altre, analoghe decisioni dei giudici di Strasburgo su casi di arbitraria privazione della libertà personale. Peraltro la stessa Corte Costituzionale, con la sentenza 105 del 2001, stabilisce chiari principi in materia. Principi che secondo molti giuristi confermano la correttezza dell’impostazione dei giudici del Tribunale di Catania che non hanno convalidato, per la mancanza di basi legali, una serie di trattenimenti nell’hotspot siciliano di Pozzallo. e costituiscono un indirizzo che non potrà essere trascurato dalla Cassazione, chiamata nei prossimi giorni ad esaminare i ricorsi del governo Meloni contro le decisioni dei giudici catanesi.
Di fronte a questi dati di fatto, la destra al governo ha reagito per l’ennesima volta con una feroce campagna delegittimatoria, amplificata da molti media (in primis televisivi) contro la giudice Apostolico, “colpevole” agli occhi di Fdi, Lega e Fi di non aver convalidato le detenzioni. Un’offensiva arrivata al punto di pubblicare un video dell’agosto 2018 in cui la magistrata partecipava ad una peraltro sacrosanta manifestazione di protesta, contro la decisione dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini di bloccare con la forza lo sbarco di 150 profughi da una nave delle organizzazioni umanitarie che salvano migliaia di vite in mare.
A riprova della correttezza del provvedimento della giudice Apostolico, altri magistrati giudicanti hanno annullato trattenimenti illegittimi, ed anche un’espulsione verso la Tunisia, considerata paese non sicuro. Però la destra italiana è tanto liberista quanto illiberale. “Ci vorrebbe la radiazione dalla magistratura per chi si comporta in questo modo”, è arrivato a dire il forzista Gasparri.