Da quando c’è Salvini, i treni non arrivano in orario - di Frida Nacinovich

Da quando c’è lui, i treni non arrivano più in orario. Certo, anche il gruppo Ferrovie dello Stato ci ha messo del suo. Ma chi ha dato l’input politico perché i lavori necessari sulla rete fossero fissati fra luglio e agosto?

Gira e rigira la responsabilità è del ministro dei trasporti in carica, Matteo Salvini. Da quando ha delirato sulla spiaggia del Papeete, il non più diletto figlio del dio Po vive stagioni difficili. Lui risponde insultando, spesso e volentieri, chi ha la pelle scura. A partire dai migranti, per finire con quelli che il suo sodale generale Vannacci definisce “antropologicamente non italiani”. Tempi duri per la Lega, il cui congresso federale si avvicina con tante questioni piccole e grandi sul tavolo.

Da quelli costituzionali come l’autonomia differenziata, oggetto di una vera e propria rivolta civile che attraversa l’intera penisola, per finire con le spinte interne dei governatori padani sempre più insofferenti verso la segreteria, con gli ultimi risultati elettorali che sono sotto gli occhi di tutti. Sputare sulle carte buone porta invariabilmente il malocchio, qualsiasi giocatore lo sa. Tempi duri per Matteo Salvini, soprattutto se i treni continueranno a non arrivare in orario.

Succede da due anni ormai, e anche l’attenuante del forte incremento dei passeggeri non può durare per sempre. Delle due l’una, o Salvini non sa fare questo mestiere, oppure ha una sfiga pazzesca, paragonabile a quelle mirabilmente tratteggiate da Paolo Villaggio. Il proverbio dice che chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa qual che perde e non sa quel che trova. Ma ci sono sempre più italiane e italiani che vorrebbero prendere il loro treno abituale e non lo trovano in stazione.

Trovano invece migliaia di turisti di ogni età e condizione sociale che bivaccano in attesa del loro convoglio, mediamente in ritardo di un paio d’ore. La Salvineide va avanti, segnata da tante parole in libertà sul ponte sullo Stretto. A Giorgia Meloni, che ha dato il via libera al Salvini ferroviere, dovrebbero fischiare le orecchie. A settembre si riparte.

Sempre se si arriva. 


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