Governo, come cozze sull’italico scoglio - di Frida Nacinovich

Qualcuno gli avrà pur votati, vedi i risultati di M5S e Lega alle elezioni politiche del 4 marzo scorso. E continuerebbe a votarli, vedi i sondaggi settimanali fatti dagli istituti specializzati in analisi statistiche. Mezza Italia sostiene il governo Conte - Salvini - Di Maio. L’altra metà, sia pur frammentata, lo contesta. Con diverse gradazioni: c’è chi, come gli attuali vertici di Pd e Forza Italia, vorrebbe una rivincita nei confronti dei barbari approdati a palazzo Chigi, ma ha troppi peccati recenti da farsi perdonare per poter essere credibile.

Poi c’è chi, a sinistra, proporne ben diverse politiche (sull’immigrazione, sul lavoro, sul welfare) ma non riesce a tradurre i bei programmi in voti. Una lunga storia, che meriterebbe un articolo a sé. Infine c’è chi, e sono milioni e milioni, non è andato a votare il 4 marzo, per tanti motivi che vanno dalla nichilistica constatazione che non cambierà nulla, alla profonda disillusione di quelli che vedono ormai la politica come pura estensione del governo economico del pianeta. Tu chiamalo, se vuoi, capitalismo del XXI secolo. Viene da dire, parafrasando una vecchia canzone: ‘perché lo fai, disperato paese?’.

In realtà non solo l’Italia, ma l’intera Unione europea sta gestendo i grandi temi della nostra epoca - dalle migrazioni al cambiamento climatico - in maniera fallimentare. Lo fa nell’ottica di una strategia di brevissimo periodo legata alle contingenze elettorali, dalle europee di maggio, ai periodici appuntamenti che si susseguono, incalzanti, in ognuno dei ventisette paesi Ue. Tutto va bene madama la marchesa? Ci permettiamo di dubitarne.

Alle fortune elettorali degli apprendisti stregoni di turno, siano essi il francese Macron o la strana coppia giallobruna Di Maio - Salvini, si accompagnano oltralpe proteste sempre più generalizzate, dai gilet gialli alle mobilitazioni di sindacati e studenti, quanto all’ex belpaese, i continui balletti, con polemiche tanto reiterate quanto asfittiche, nelle stanze dei bottoni del governo fanno pensare a una pentola a pressione lasciata sul fornello acceso, con la fiamma molto bassa, ma costante.

Di Maio contro Salvini, Salvini contro Di Maio. Con entrambi sempre pronti a dire che il governo non rischia di cadere. Perché il potere logora chi non ce l’ha, come diceva un politico tanto discutibile quanto abile come Giulio Andreotti.

Il problema è che, in un mondo economicamente interdipendente, chi pensa di essere padrone a casa sua - vedi la Brexit inglese - è destinato ad avere delle amarissime delusioni. I sovranisti di tutta Europa, dimentichi delle immani tragedie causate nel XX scolo dalle loro pulsioni identitarie, vorrebbero perseverare nell’errore.

Mettendo al bando l’umanità, tranne quella che detiene il capitale: si è mai vista bloccata in un porto una nave di ricchi croceristi africani? La domanda andrebbe girata anche a Silvio Berlusconi e Matteo Renzi in Giachetti, che solo ora si stanno accorgendo che chi semina vento raccoglie tempesta.

Ora dicono di aver cambiato idea, e sventolando le azzurre bandiere dell’Europa si presentano come argine alla barbarie populista.

Quella leghista, che Berlusconi conosce meglio di chiunque altro avendoci governato (e continuando a governarci) da trent’anni, e quella pentastellata, sulla quale il Pd, visti i milioni di voti persi a tutto vantaggio dei grillini, avrebbe da farsi qualche domanda e darsi qualche risposta.


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