Il valore e la qualità del lavoro, l’eguaglianza, i diritti universali, la solidarietà, l’inclusione, le persone, l’umanità hanno caratterizzato la manifestazione sindacale del 9 febbraio a Roma, la manifestazione “People” del 2 marzo a Milano e la manifestazione del 30 marzo a Verona.
Tre piazze “politiche”, distinte ma legate da un filo rosso. Gente comune, consapevole e preoccupata ma non rassegnata alla deriva valoriale, culturale e anticostituzionale del Paese, al clima di odio, al razzismo, alla xenofobia, al sessismo e alla discriminazione, alimentati da un governo a traino fascio leghista, con la corresponsabilità dei Cinque stelle.
Piazze del sindacato, di iscritti, lavoratori, pensionati, giovani, e piazze dell’associazionismo, di chi è impegnato quotidianamente nel volontariato e nel sociale, piazze di donne e di uomini che non si arrendono e testimoniano con la loro presenza, con le loro scelte la volontà di non rassegnarsi passivamente all’onda retriva e reazionaria che vorrebbe travolgere il paese. Piazze dove si sono intrecciate lotta politica ed economica e battaglia culturale e valoriale, per la difesa della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e la Carta universale dei Diritti dell’uomo, per i diritti del lavoro e civili, per il diritto all’autodeterminazione.
Le tre piazze chiedono nuove e diverse politiche economiche e sociali, chiedono radicalità nei valori e concretezza e coerenza nelle scelte.
Queste piazze parlano anche al sindacato e caricano la Cgil di responsabilità, perché alla Cgil sono rivolte aspettative che non vanno deluse. Aprirsi a queste realtà, offrirsi come luogo di ascolto e di crescita nel reciproco rispetto dell’autonomia, come collante ideale e materiale tra lavoro e diritti, tra solidarietà e accoglienza, tra integrazione e coesione, tra eguaglianza e giustizia, questo dovrà fare sempre più la nostra Cgil.
La Cgil ha scelto da che parte stare, non solo perché deve essere così per la sua natura di organizzazione dei lavoratori, ma perché di quelle tre piazze condivide e incarna i valori fondanti; perché in nome del lavoro e della giustizia ha respinto l’attacco liberista al lavoro e chiede una politica nuova che ripristini estenda i diritti a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici; perché la CGIL non divide le persone in base al genere, la nazionalità o alla religione, ma distingue tra padroni e lavoratori; perché la CGIL è per l’autodeterminazione delle persone nella vita sociale, nel lavoro, ovunque.
Una CGIL unita e plurale, unita perché la forza dell’unità è una forza prorompente, plurale perché senza pluralismo sarebbe un’organizzazione incapace di una proficua dialettica delle idee che dell’unità è precondizione.