L’impatto della pandemia COVID-19 è stato molto forte per tutti i settori economici benché con grosse differenze fra i vari settori e paesi. I trasporti, specialmente quello aereo, e il turismo, dai trasporti dipendente, sono stati fra i più colpiti. È utile ricordare che le chiusure, benché ovunque attuate fra i mesi di marzo e aprile, non sono avvenute in maniera simultanea ma scaglionate in base all’evoluzione e alla diffusione del COVID-19 nei vari continenti e singoli paesi. Le stesse misure di sicurezza definite per norma non erano, e non lo sono tuttora, omogenee: in Svezia i ristoranti sono rimasti sempre aperti e in Uganda è stato imposto il coprifuoco a partire dalle ore 17.00.
Quando pensiamo al turismo dobbiamo pensare a un settore centrale dell’economia mondiale. Per darne una dimensione, (fonte http://www.iuf.org/w/sites/default/files/IUFCovid-19Demands-HRCTReturnToWorkENGLISH.pdf) i vari settori di cui è composto impiegano, direttamente ed indirettamente, circa 330 milioni di persone, equivalenti al 10,3% dell’occupazione totale mondiale. Solamente i servizi di alloggio e ristorazione, ad alta intensità di manodopera, offrono impiego a circa 144 milioni di lavoratrici e lavoratori.
I rapporti degli affiliati all’IUF, nei primi mesi di chiusura, evidenziavano un settore praticamente fermo. Alberghi e ristoranti chiusi ovunque e le poche strutture aperte servivano come centri di quarantena o per ospitare malati di COVID-19, ponendo un grosso problema di sicurezza per le maestranze alberghiere li impiegate. Contrariamente alla maggior parte dei paesi europei, nel resto del mondo non esistono ammortizzatori sociali. Questo costringe i sindacati ad un estenuante quanto indispensabile lavoro di negoziazione per garantire l’impiego ed un salario minimo alle lavoratrici e lavoratori. Per capire la difficoltà della negoziazione, bisogna ricordare che i contratti collettivi di settore non sono frequenti e in molti paesi la contrattazione si sviluppa per singola unità produttiva. Quindi, in un periodo di emergenza come quello attuale, questi fattori di debolezza hanno obbligato i sindacati del settore ad una faticosissima opera di contrattazione per mantenere l’occupazione ed allo stesso tempo assicurare una percentuale tra il 30 e il 50%, del salario. Ovviamente, questo nelle strutture in cui sono presenti iscritti e dove i contratti di lavoro sono “formalizzati”, escludendo di fatto una grossa parte di lavoratori “informali”.
L’emergenza e le prime rivendicazioni
Il compito del sindacato internazionale è stato di conseguenza quello di fornire una prima serie di rivendicazioni sulle quali gli affiliati potessero basare le proprie negoziazioni. Tra questi: i protocolli di sicurezza ai quali i datori di lavoro dovessero conformarsi, la protezione delle lavoratrici e dei lavoratori soggetti a fragilità sanitarie (maternità per esempio), il mantenimento dell’occupazione e il sostegno economico dei lavoratori.
Garantire un ritorno al lavoro in sicurezza
Col passare delle settimane, abbiamo concentrato la nostra attività sul futuro: come garantire il rientro nei luoghi di lavoro in sicurezza, considerato che prima o poi le misure di contenimento sarebbero state allentate e le attività sarebbero ricominciate. Un documento che riteniamo molto importante è quello intitolato “IUF Safe Return to Work during COVID-19 Demands: HRCT” (rivendicazioni dell’IUF per il settore HRCT per un ritorno al lavoro in sicurezza durante il COVID-19), nel quale vengono elencate le rivendicazioni su tre diversi piani: sul piano economico, su salute e sicurezza e nei confronti di istituzioni e governi. Il documento, consultabile su internet all’indirizzo http://www.iuf.org/w/sites/default/files/IUFCovid-19Demands-HRCTReturnToWorkENGLISH.pdf , elenca una serie precisa di obiettivi: da negoziare con i sindacati il mantenimento del reddito, ai diritti connessi allo stato di malattia per proseguire con la costituzione di comitati aziendali per la sicurezza e agire per tutelare ogni forma di fragilità sanitaria. Garantire l’accesso alle opportunità sanitarie definite a entrambi i sessi, annullando le differenze di genere ancora oggi troppo spesso presenti nel mondo. Infine è per noi molto importante sollecitare il coinvolgimento dei grandi organismi internazionali nella definizione, e finanziamento, delle politiche di protezione sociale, indispensabili in questa drammatica crisi sanitaria ed economica.
Abbiamo voluto porre l’accento sulle politiche di genere, includendo specifiche rivendicazioni per le lavoratrici. Questo perché il turismo è un settore con una forte prevalenza di manodopera femminile, spesso relegata nei livelli più bassi, con contratti precari, condizioni di lavoro non accettabili e sovente vittime di violenze e molestie.
Protocolli sanitari
L’appello sindacale di un coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori nella redazione dei protocolli sanitari per la riapertura di alberghi e ristoranti è rimasto inascoltato. La redazione di tali piani è avvenuta senza coinvolgimento sindacale, col solo scopo di rassicurare la clientela e favorirne l’affluenza. Un mero esercizio di marketing con poca o nessuna attenzione verso la salute dei dipendenti. È stato questo che ci ha spinto lavorare con gli affiliati per studiare i protocolli, trovare le criticità e distribuire un questionario fra i lavoratori per comprendere il le modalità di applicazione ed eventuali lacune. Questo con la finalità di riaprire la discussione con le catene alberghiere per le opportune modifiche.
COVID-19 e la lotta
La pandemia di COVID-19 sta fornendo alle catene alberghiere una scusa più unica che rara per imporre una nuova organizzazione del lavoro senza il coinvolgimento dei sindacati. In qualche paese è anche un’opportunità per licenziare gli iscritti al sindacato e fare opera di repressione.
L’interlocuzione con le istituzioni a tutti i livelli, la mobilitazione, la lotta e la solidarietà internazionale sono oggi più che mai indispensabili per proteggere le condizioni di lavoro e le conquiste sindacali.