La relazione introduttiva di Federico Antonelli al Coordinamento nazionale di Lavoro Società in FILCAMS-CGIL del 26 maggio 2023

Voglio iniziare con un pensiero alla gente della Romagna colpita dall’alluvione. Non voglio solo esprimere una solidarietà importante quanto poco pratica, ma voglio affermare l’idea che questi eventi non sono casuali e non sono eventi naturali imprevedibili.

La sostenibilità ambientale, ma non solo. L’alluvione in Emilia-Romagna
In questi giorni si è parlato di mancato o sbagliato governo del territorio come causa del dramma. E’ una delle cause che va associato al tema della sostenibilità ambientale. Le precipitazioni in Emilia Romagna sono sempre più copiose, e queste piogge non sono una sfortunata eventualità, ma semmai conseguenza del cambiamento climatico che sta arrivando al punto di non ritorno. E il mancato governo del territorio deve essere analizzato come risultato delle scelte politiche e del modello di sviluppo non più gestibile, sostenibile appunto. Modello di sviluppo che significa cosa e come si produce e si consuma e con quali regole. Affrontare questo tema significa orientare la nostra visione del futuro a una politica dei diritti della persona e della comunità, nel lavoro, nella redistribuzione delle risorse e nell’idea di fondo che la definisce: non la ricerca del profitto, ma il rispetto del pianeta, degli esseri che lo vivono e dalle regole per la gestione del territorio, delle risorse (non infinite) come acqua e alimenti. E non è una visione meramente ambientalista, la mia, anzi è e deve necessariamente essere molto ampia e abbracciare la sfera dei diritti, del modello di produzione, degli assetti geopolitici e di come costruiremo il modello di sviluppo futuro.

Una guerra è ancora in corso e l’Italia è un paese belligerante. Ci stiamo assuefacendo all’idea?
Sostenibilità che significa anche parlare di crisi internazionale: del conflitto russo/ucraino che sembra non voler finire. La ricerca della pace appare oramai dimenticata. Nei suoi tour internazionali il presidente ucraino ha ribadito, sostenuto dalle diplomazie occidentali, che la pace potrà essere una pace giusta solo se prevede la sconfitta della Russia. Lungi da me difendere la Russia, ma la logica bellicista di Zelens’kyj mira alla vittoria militare su cui costruire e consolidare i parametri dei rapporti geopolitici. Nel corso della visita di Zelens’kyj a Roma si è saldato anche il rapporto tra governo italiano e ucraino, con l’Italia che assume sempre più un ruolo di cobelligerante. Io non posso scordare ciò che diceva un grande generale del 19esimo secolo: esiste solo una cosa più triste di perdere una battaglia, vincerla. E lui era un generale, un soldato addestrato alla guerra. Noi che invece guardiamo alle città distrutte, alla popolazione portata alla fame pensiamo: a quale scopo? La libertà? Ma quale sarebbe la libertà del patriottismo, pensiamoci. Il patriottismo prevede un noi e loro, una logica escludente che costruirà sempre una nuova guerra. Il patriottismo da valore a interessi che non ci appartengono, ma sono delle classi dominanti. Se non lo capiamo moriremo assieme ai soldati in battaglia. La nostra CGIL è stata protagonista del movimento pacifista. Ultimamente questa spinta si è affievolita. Non perdiamola perché la guerra ci condiziona potentemente, anche con le spese militari in aumento.

Sul piano internazionale mi voglio soffermare solo sulle elezioni in Grecia. Pur in attesa del secondo turno, vedere la destra di Nuova democrazia vincente è un segnale molto negativo. Ricordiamo che la Grecia è stato un laboratorio politico drammatico, con la troika che determinò le politiche sociali della sinistra di Syriza che pur facendo l’errore del referendum nella realtà era stata messa al muro dalle scelte della comunità internazionale. Se riflettiamo la risposta elettorale oggi premia forze conservatrici che governano da quattro anni. Quindi in Italia, come in Grecia, la risposta elettorale alla crisi drammatica del sistema è quella della destra sociale, razzista e classista, che si presenta come amica delle classi lavoratrici ma che poi tradisce in pochi istanti; che l’elettorato potrebbe premiare ancora, in Italia in futuro come in Grecia oggi.

Le elezioni comunali di maggio hanno visto una ancora bassa affluenza al voto. Questo fatto continua ad essere a mio parere il reale dato politico. Sembra che i partiti non se ne preoccupino più di tanto. In fondo di fronte alla torsione autoritaria di questo governo e di fronte alle deboli risposte dell’opposizione che problema è la scarsa partecipazione democratica.

Le elezioni comunali e la fuga degli elettori
Il governo Meloni sta dimostrando che dei metodi democratici non sa cosa farsene quando si tratta di occupare posizioni di potere. Ma poi quando si tratta di ragionare in termini economici e sociali la continuità con le amministrazioni passate è garantita, con interventi sulle spese belliche in aumento e riforme sociali negative. Io non voglio ripetere le parole di Landini sul governo, ma voglio rimarcare l’approccio culturale che ne guida gli atti. La colpevolizzazione della povertà, intesa come scelta di comodo di chi preferisce non lavorare è emblematica. C’è tutta la falsità della destra sociale, pronta a raccontare uno schema che non esiste, costruendo le condizioni per una lotta intraclassista tra poveri e poverissimi che non sanno così riconoscere il meccanismo di sfruttamento che questo modello sociale continua a imporre.

In questo mese di maggio intanto è partita la mobilitazione unitaria di contrasto alle politiche del governo. La piattaforma sindacale ha posto come priorità i salari, i contratti, le politiche fiscali e le politiche previdenziali; le politiche del welfare sociale, la salute e sicurezza e le politiche industriali del paese. Un quadro di mobilitazione importante anche se con alcuni chiaroscuri. Innanzitutto dalla piattaforma mancano due argomenti: guerra e autonomia differenziata. Poi oggi sembra che l’obiettivo politico primario sia la tenuta unitaria. Ma se la tenuta unitaria è importante non possiamo pensare che le iniziative di contrasto alle politiche del governo si limitino a queste manifestazioni.

Le iniziative del mese di maggio e la prospettiva dello sciopero generale
Le iniziative sono andate bene. Ho partecipato a tutte e tre; ho visto manifestazioni vive con i cortei organizzati dalla CGIL partecipati non solo da strutture e delegati ma anche da tante lavoratrici e lavoratori. Queste iniziative sono però l’inizio di un percorso che dovrà continuare, anche con manifestazioni della sola CGIL che potranno, e allo stato dei fatti attuali, dovranno portare allo sciopero generale. Magari permettendoci, se non sarà troppo tardi, di recuperare quei temi su cui la UIL, ma soprattutto la CISL, sono timide. Insomma, c’è consapevolezza che la fase conflittuale non sarà breve, non sarà semplice ma dovrà portare a iniziative sempre più pressanti sui temi che ho già citato. Durante l’assemblea generale dello scorso 19 maggio il segretario generale Landini ha presentato una serie di iniziative a carattere nazionale ed europeo.

Una fase di mobilitazione ampia è in campo: riuscirà l’organizzazione nel suo complesso a rispondere in maniera efficace a queste sollecitazioni? E saremo capaci di recuperare anni in cui le lavoratrici e i lavoratori non sono stati abituati a parlare dei temi confederali? Complessa come situazione ma io credo che noi per primi dovremo essere in grado di spingere su questi temi, sostenendo la piattaforma unitaria ed una eventuale nostra piattaforma CGIL, dare l’impronta della centralità della confederalità nello sviluppo politico delle iniziative. Dovremo essere capaci, in ogni istanza, di contrastare derive corporative che possono coinvolgere le categorie o i territori: il vero rischio oggi è pensare di sganciare le politiche della categoria da quelle confederali.

I diritti civili: sono una parte del tutto. L’attacco ai diritti delle donne, del mondo LGBTQ+ nelle sue diverse accezioni è un pezzo delle politiche oscurantiste di questo governo. E’ necessario coniugare diritti civili e diritti sociali.

La mobilitazione deve essere anche un momento di riflessione sulla tenuta politica e culturale e sui temi sociali: le politiche di genere, la centralità della famiglia tradizionale posta in contrapposizione con le forme di famiglia arcobaleno. La condizione della donna, che è uno degli indicatori del modello di sfruttamento. Ci sono poi i diritti civili: messi in discussione da interventi articolati sia a livello nazionale che locale. I diritti dei cittadini stranieri e i diritti degli immigrati o dei migranti. Dovremo essere capaci di articolare una forte difesa anche di tutti i temi sociali, su cui lo sappiamo bene: l’ondata reazionaria è forte.

In queste settimane si è anche completata la composizione della segreteria confederale. Una segreteria che noi abbiamo votato anche se riteniamo che il tema del pluralismo sia stato disatteso.

Per parlare di Lavoro Società, del nostro ruolo, dobbiamo partire da una considerazione importantissima: noi siamo parte della maggioranza. Non dimentichiamolo mai quando pensiamo a cosa siamo e cosa rappresentiamo in CGIL. Essere parte della maggioranza ci assegna un ruolo. Dobbiamo rivendicare coerenza nella pratica politica interna alla CGIL: se si predica rispetto del pluralismo nella società, bisogna essere conseguenti al proprio interno.

La Segreteria della CGIL
Dobbiamo essere capaci di offrire un luogo di discussione aperto che non sempre i delegati riescono a trovare. La nostra aggregazione deve essere anche un luogo di osservazione sui meccanismi di gestione economica dell’organizzazione: come si costruiscono i bilanci e su quali capitoli di spesa ci focalizziamo. Dobbiamo valorizzare i piccoli territori che rappresentano il presidio democratico dell’organizzazione. Dobbiamo, con il nostro agire, offrire un luogo di elaborazione alternativo e aperto al contributo delle idee. In questo momento di grande delicatezza dobbiamo essere un presidio nell’organizzazione che assicuri rispetto della pluralità di pensiero, della prospettiva di classe e sostenitori del modello di sviluppo sostenibile che opera una critica radicale e non mediata al modello sociale egemone. Sostenitori dell’azione, non fine a se stessa ma coordinata in una nuova fase conflittuale: conflitto che rappresenta strumento di contrasto alle politiche economiche e sociali.

Nelle scorse settimane a Firenze si è svolta una importantissima riunione regionale. L’assemblea di Firenze è stata partecipata: tante compagne e tanti compagni si sono ritrovati per discutere e offrire il proprio contributo. Un segnale positivo dopo le difficoltà vissute in Toscana durante il congresso.

Noi abbiamo un dovere: essere accoglienti e non divisivi. Sappiamo che molti delegati, funzionari, dirigenti guardano a noi con interesse. Se l’esperienza della Toscana è stata dolorosa e faticosa, l’assemblea di fine aprile ci dà coraggio. La scelta che abbiamo fatto - sono tra i firmatari, al fine di formalizzare anche per questi 4 anni la costituzione dell’aggregazione programmatica in occasione della prima Assemblea generale nazionale - è stato un segnale di presenza e determinazione importanti. Atto concreto, utile al rilancio del progetto di sinistra sindacale in CGIL.

La FILCAMS
Intanto la FILCAMS si è ritrovata a Firenze a parlare di contrattazione. Abbiamo diversi contratti aperti, a cominciare da quello del commercio, di cui ancora non si vede prospettiva. L’iniziativa di Firenze, organizzata nel centro della fase di mobilitazione confederale, si è posta l’obiettivo di porre all’attenzione mediatica le politiche della categoria. E’ stato un momento di grande visibilità ed identità, ma con alcune contraddizioni. Ad esempio, l’intervento senza contradditorio, di Elly Schlein, unica leader dell’opposizione presente. Chiedere un concreto cambio di rotta del Partito Democratico sulle politiche del lavoro sarebbe stato indispensabile. Anche la presenza del sindaco di Firenze lascia perplessi. Nardella in passato è stato tra i principali sostenitori delle politiche renziane sul lavoro: fare qualche domanda sarebbe stata opportuno.

Nel corso dell’iniziativa è stata presentata, la prospettiva di una mobilitazione unitaria del settore. Vedremo su quali basi politiche condivise potremo arrivare a questo. Di certo un’iniziativa di tal genere non potrà essere slegata alle iniziative confederali, sia nel quadro di riferimento politico generale, che rispetto ai rapporti con CISL e UIL.
Nelle giornate del 31 maggio e 1° giugno ci sarà l’assemblea generale della FILCAMS. L’ordine del giorno prevede l’elezione della presidenza dell’assemblea generale e della segreteria.

E’ nostra opinione che Lavoro Società sia in grado di offrire un contributo politico anche con il nostro ingresso in segreteria. Lo abbiamo già detto.

Il pluralismo è un valore fondamentale nella vita dell’organizzazione. Oltre che essere definito e garantito nello statuto il pluralismo è il valore democratico di base di tutta l’organizzazione. Nel pluralismo programmatico si è fatta la scelta di articolare le diverse anime dell’organizzazione attraverso meccanismi democratici trasparenti. Il pluralismo si pratica non solo sulla base dei numeri di rappresentanza, ma anche e soprattutto sul principio della valorizzazione delle idee, dell’articolazione di proposta e azione su cui il segretario generale, confederale o di categoria, è chiamato definire sintesi.

Il pluralismo è un valore che deve essere praticato in ogni modo e senza indugi. Noi dobbiamo impegnarci e valorizzare il pluralismo per non far appassire l’organizzazione, per non mortificare impegno ed entusiasmo. Lo ribadisco: il pluralismo si valorizza e si pratica, non si conta.


Democrazia e gruppi dirigenti

“La CGIdL è fondata sul principio della più ampia democrazia interna. Tutte le cariche sociali, pertanto, in ogni grado dell’organizzazione, debbono essere elette dal basso, rispettivamente dalle assemblee di delegati regolarmente eletti. In ognuno degli organismi dirigenti, dal vertice alla base, deve essere assicurata la partecipazione proporzionale delle minoranze.”
[Atto costitutivo della CGIL, 3 giugno 1944]