“E' solo un modo per convincerti, a restare chiuso dentro casa quando viene la sera”. Questi versi di Francesco De Gregori sembrano tagliati su misura per il disegno di legge 1660, chiamato “decreto sicurezza” dal governo Meloni e “legge anti-Gandhi” dalle realtà politiche, sociali e sindacali che hanno iniziato a contestarlo in piazza subito dopo la prima approvazione della norma alla Camera.
In sostanza il ddl proibisce in tutte le sue forme, attiva e passiva, disarmata e non violenta, ogni dissenso. Prova ne sono le misure progettate per contrastare il diritto di manifestare, che ad esempio puniscono qualsiasi blocco stradale e ferroviario posto in essere “con il proprio corpo”, prevedendo una specifica aggravante se le azioni di protesta sono rivolte a impedire la realizzazione di una grande opera pubblica. E non trascurando naturalmente le lotte operaie, visto che anche i picchetti nonviolenti vengono criminalizzati.
All’interno del disegno di legge vengono introdotti ben 24 tra nuovi reati, aggravanti e inasprimenti di pene, trasformando in reati penali quelli che fino ad oggi sono semplici illeciti amministrativi. E proprio le sanzioni che puniscono la “resistenza passiva” fanno insorgere la Cgil: “Il ddl è una vergogna che introduce norme pensate e volute per colpire in maniera indiscriminata chi esprime il proprio dissenso verso le scelte del governo, o che manifesta per difendere il posto di lavoro e contro le crisi occupazionali, pacificamente ma in modo determinato, prevedendo fino a due anni di carcere per chi effettua queste proteste nelle strade o in altri luoghi pubblici”.
Non diverse le reazioni delle associazioni di volontariato e degli enti umanitari: “L’insieme delle norme volute dal governo è il manifesto di un diritto penale autoritario e illiberale - tira le somme Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - che trasforma in criminali e nemici alcune precise figure sociali: l’occupante di case, l’attivista ambientale, la giovane donna rom, il detenuto comune, l’immigrato che vive per strada, il mendicante. In generale il ddl sicurezza contiene un attacco al diritto di protesta come mai accaduto nella storia repubblicana, portando all’introduzione di una serie di nuovi reati con pene draconiane, anche laddove le proteste siano fatte in forma non convenzionale ma pacifiche, senza far del male a nessun essere umano”.
Insomma, con il disegno di legge 1160 si vogliono colpire le persone detenute che in carcere protestano contro il sovraffollamento delle celle, gli attivisti che protestano per sensibilizzare sul cambiamento climatico, gli studenti che chiederanno condizioni più dignitose per i propri istituti scolastici, i lavoratori che protestano contro il proprio licenziamento, e naturalmente i migranti. “Se poi consideriamo anche il carcere per le donne incinte e le madri con figli neonati, o per chi occupa un’abitazione – chiude Gonnella - si vede come il governo abbia deciso di voler gestire numerose questioni sociali nella maniera più illiberale possibile, cioè reprimendole con l’utilizzo del sistema penale”.