Raccolte interamente online, in altre parole entrando sulla piattaforma dedicata e certificando la propria identità, sono state ben 637.487 le firme raccolte per il referendum sulla cittadinanza, e cioè dare la possibilità agli elettori e alle elettrici di esprimersi sulla possibilità di modificare alcune parti della legge italiana sulla cittadinanza, introdotta nel 1992.
In particolare, il focus del referendum riguarda le modalità di acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione: l’obiettivo è di ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza in Italia necessario ad avviare la pratica, estendendo questo diritto ai figli minorenni. Si stima che questa misura riguardi la vita di due milioni e mezzo di persone, che potrebbero chiedere di diventare italiane.
Ora spetta alla Cassazione il compito di verificare la validità formale del quesito, e a seguire, entro febbraio, la Consulta dovrà pronunciarsi sulla sua ammissibilità e correttezza. Solo dopo il vaglio costituzionale potrà essere fissata una data per il voto, che in teoria è previsto fra l’aprile e il giugno del 2025.
Per bloccare il meccanismo, la maggioranza di destra che sostiene il governo Meloni ha già annunciato l’arrivo di una proposta di legge. Un testo ulteriormente restrittivo, che porrebbe l’obbligo di dieci anni di frequenza scolastica per ottenere la cittadinanza, cancellando anche molti automatismi nell’acquisizione dei diritti.
Soddisfatto per il buon esito della raccolte firme, fra i tanti, anche Walter Massa, presidente dell’ Arci: “È un segnale forte a chi diceva che la cittadinanza non era un tema urgente. Nonostante leggi pessime, le nostre comunità sono inclusive. Ora va portata avanti con coraggio una campagna in vista della stagione referendaria del prossimo anno. I referendum hanno il merito di portare un tema al centro del dibattito pubblico, se diventano battaglie di tutti il paese ha solo da guadagnarci”.