La lotta non si fa con i distinguo ma con l’azione - di Federico Antonelli

In questo numero di “reds”, due articoli, a pagina 2 e 3, raccontano efficacemente cosa è il lavoro oggi: Paolo Macis ci dice che le aperture festive e domenicali sono una gabbia che opprime chi lavora nella grande distribuzione e Massimo Cuomo che profitto e sfruttamento sono le cause prime degli incidenti sul lavoro.

Nella settimana che ci conduce, dopo le due giornate del 25 aprile e del Primo Maggio, all’inizio delle mobilitazioni nazionali unitarie, il governo decide di presentare il decreto “lavoro” che aumenta lo sfruttamento e la povertà il giorno della festa del Lavoro. La scelta simbolica e il merito del provvedimento ci motivano ulteriormente alla lotta e alla partecipazione alle manifestazioni di Bologna, Milano e Napoli. Mobilitazione che è priorità assoluta e che pone all’ordine del giorno la piattaforma unitaria su fisco, precarietà, qualità del lavoro, politiche industriali, salari, previdenza e salute e sicurezza.

Nel corso dell’Assemblea generale nazionale della CGIL dello scorso mese di aprile si è discusso molto di questa iniziativa: perché negarlo, la mancata dichiarazione dello sciopero generale lascia perplessi.

Per la CGIL la prospettiva è quella di una lotta radicale, e duratura, contro un governo classista e ingannatore che, in cambio dei pochi euro del cuneo fiscale, fa macelleria sociale.

Però, adesso, senza tentennamenti e distrazioni, si riempiano le piazze. Perché la lotta non si fa con i distinguo, ma con l’azione.


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